1° Maggio – Auguri

In questo giorno è giusto ricordare Chi ha perso la vita nel lavoro. Ripropongo un articolo pubblicato il 03 marzo 2009 che spero da subito diventi desueto.

OPERAIO MUORE

02/03/09, Napoli. Operaio di 58 anni, di Torino, muore in un incidente sul lavoro in una galleria di un cantiere Tav a Caivano.
02/03/09, Foggia. Operaio edile di 50 anni caduto da un’impalcatura a Lucera muore dopo una giornata di agonia.
La guerra oscurata, nascosta, continua a mietere le sue vittime. “09/01/01, Viterbo. Operaio muore” ; “12/01/09, Triste. Operaio muore schiacciato”: è il tonfo sordo di un’altra vita che viene sacrificata. Più di 50 morti bianche nelle prime 3 settimane del 2009.
Azzerare virtualmente il contatore all’inizio dell’anno non può alterare il dramma quotidiano dei lavoratori italiani ma il “09/01/09, Trapani. Operaio muore stritolato” o “12/01/09, Torino. Operaio muore in cartiera” è la certezza che la politica è chiusa dentro le sue mura.

E tra queste mura si dice: «…L’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) da un monitoraggio degli infortuni più gravi ha dedotto che la maggior parte di questi sarebbe di natura comportamentale. Ciò non significa minimamente colpevolizzare coloro che sono vittime di infortuni sul lavoro, anche gravi, ma piuttosto riconoscere che è insufficiente il livello di investimento nella formazione e informazione dei lavoratori, affinché questi per primi siano posti in condizioni di conoscere i propri diritti e quindi di utilizzare appieno i dispositivi di protezione della loro salute nonché i protocolli comportamentali per la prevenzione dei danni alla persona».
Queste parole sono state pronunciate dal Ministro Sacconi durante l’audizione in “commissione d’inchiesta sulle morti bianche”. “09/01/09 Messina. Operaio muore cadendo dal tetto”, “16/01/2009 Lecce. Operaio muore colpito da motopala” in quale mondo vive il Ministro Sacconi, quale la distanza della politica dalla realtà.
Che un operaio abbia coscienza dei propri diritti deve essere la regola, ma bisogna considerare il rapporto di ricatto perpetrato dal datore di lavoro in alcune realtà lavorative, principalmente nel settore edile, e quindi adottare l’inasprimento di sanzioni amministrative, economiche ed anche penali per le inadempienze delle imprese, deve essere il primo passo per una volontà di ridimensionamento della guerra perenne che uccide in Italia.
Lo sconforto viene fin dall’inizio quando il Ministro Sacconi apre il suo intervento con le parole: « Questo Governo ritiene si debba sviluppare un’azione più per obiettivi che per regole».
Le regole servono in una realtà che tende a non rispettarle, dove ciascuno si sente libero di comportarsi come crede, soprattutto quando come ricorda il Ministro Sacconi: «sommando tutte le funzioni ispettive, la capacità ispettiva complessiva può ragionevolmente raggiungere il 5% delle imprese».
Si può essere d’accordo quando dice: «solo una diffusa capacità sociale da parte degli stessi attori collettivi può ampliare la trasparenza e la vigilanza sulle attività produttive, in particolare, su quelle di piccola dimensione o quelle che presentano maggiori rischi» ma non basta affidarsi alla società civile, le istituzioni devono avere un ruolo primario.
La speranza di evitare altri “14/01/09 Caltanissetta. Operaio muore cadendo dal tetto”;
“15/01/09 Udine. Operaio muore in un silos” deve diventare certezza e principalmente deve entrare in vigore il decreto 81/08, il Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro, decreto che doveva essere in vigore già da mesi.
Il Testo non viene applicato ma è prorogato e le richieste di modifica da parte delle associazioni datoriali sono diverse, modifiche che ad oggi non è data la possibilità di conoscere tutte perché su questo non si mai aperto un confronto tra i vari soggetti.

Sul supplemento ordinario n. 28 alla Gazzetta ufficiale n. 49 del 28 febbraio 2009 è stata pubblicata la legge 27 febbraio 2009, n. 14 recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti”.
Si tratta della conversione in legge del decreto-legge “Milleproroghe” che era stato approvato nei giorni precedenti dal Senato e dalla Camera, in entrambi i casi con voto di fiducia.
Con l’articolo 32, in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, viene traslata al 16 maggio 2009 la data a decorrere dalla quale si applicano le disposizioni, di cui all’art. 18, comma 1, lett. r), del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, sull’obbligo del datore di lavoro e dei dirigenti di comunicare all`INAIL o all’IPSEMA, in relazione alle rispettive competenze, a fini statistici e informativi, i dati relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento e, a fini assicurativi, le informazioni relative agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni, e la disposizione, di cui all’art. 41, comma 3, lett. a), che prevede che le visite mediche non possono essere effettuate in fase preassuntiva.
Viene, altresì, prorogato al 16 maggio 2009 il termine, di cui all’art. 306, comma 2, del D.Lgs. 81/08, a decorrere dal quale diventano efficaci le disposizioni contenute nell’art. 28, commi 1 e 2, del medesimo decreto legislativo, concernenti la valutazione dello stress lavoro-correlato e la data certa del documento di valutazione dei rischi.

Di sicuro non sono meno preoccupanti le manomissioni in materia di sicurezza del lavoro del dl 90/08 sull’emergenza rifiuti in Campania dove si è colta l’occasione, o le modifiche richieste dalle parti datoriali come “la visita fatta dal medico di fiducia dell’azienda”, tra l’altro anticostituzionale, o ancora più preoccupante l’eliminazione della norma del testo unico che riguarda nel caso di appalti delle aziende sia pubbliche che private ” la responsabilità solidale” o ancora l’abolizione dell’indicazione dei costi sulla sicurezza. Così quelle piccole ma significative norme introdotte dal Ministro Damiano ed approvate dal Governo Prodi, che hanno dato inizio alla riduzione del massacro, vengono cancellate.
In un momento storico di così grave crisi economica, la sicurezza non deve essere relegata al solo costo economico e quindi una procedura rinviabile, procrastinare ancora può voler dire non aver salvato: “12/01/09 Augusta muore lavoratore portuale”, “15/01/09 Lecce Muore operaio edile”, “17/01/2009 Trieste. Operaio muore in cartiera”; e le regole non devono essere intese come delle “pastoie” alla produttività delle imprese o un fastidioso obbligo burocratico da espletare.
Le statistiche di oltre 1.200 “morti bianche” ogni anno non devono far dimenticare che sono accompagnate da oltre 900.000 infortuni più o meno gravi, e auspicare che continui la diminuzione in termini assoluti, un numero enorme di persone che ogni anno subiscono danni. Valutare anche in termini economici tutto questo, il costo sociale e l’assistenza dello Stato fa capire l’emergenza che si sta vivendo in Italia, ma stranamente, dagli sforzi messi in campo, sembra che tutto ciò non riguardi l’agenda politica del Paese.
L’agenda del Ministro Sacconi dovrebbe avere spazio per impedire la “morte ignobile” di “10/01/09 Gravina di Puglia Muore operaio edile”, di “14/01/09 Palermo Operaio muore folgorato”, di “17/01/2009Ascoli Piceno. Operaia cinese muore in opificio”; lo stesso per l’agenda del ministro Brunetta impegnato nella sua caccia ai fannulloni dal grande risalto mediatico, e soprattutto il Presidente Operaio, dovrebbe riservare 5 minuti al giorno di impegno per la soluzione di questa tragedia.

Solo ed inascoltato il Presidente Napolitano ne ha parlato diverse volte: «Quando si verificano assurde e atroci tragedie sul lavoro in angosciosa sequenza in cui perdono la vita dei lavoratori, si leva ancora più fortemente il grido “basta!”».
Era l’accorato appello del Primo maggio 2008, e continuava: «Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche, impegnarci concretamente e a fondo, spero di festeggiare il prossimo Primo Maggio in un’Italia che abbia meglio messo in sicurezza il lavoro, che abbia ripreso a crescere per diventare un Paese economicamente e socialmente più equilibrato e più giusto».
Non dobbiamo farci illusioni e chiedere al Presidente Napolitano di essere più incisivo nelle sue prerogative istituzionali, richiamando l’attenzione del Parlamento in modo più “formale” e diretto, un Parlamento sempre meno autorevole nei confronti di un Governo sempre più autarchico.
Non possiamo esimerci dal chiedere al Senatore Oreste Tofani, Presidente da tre legislature della ” commissione d’inchiesta sulle morti bianche, istituita il 31 maggio 2005″, cosa hanno prodotto questi anni di lavoro?
Non basta più esprimere parole di cordoglio, sdegno, e condoglianze.

Carmelo Sorbera

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *