“In Italia viviamo di rendita…”

A VENANTINO VENANTINI IL PREMIO ALLA CARRIERA DEL “RIANO FESTIVAL 2014” – Venantino Venantini, all’anagrafe Enrico Venantino Venantini, oggi ha 84 anni. E’ stato uno degli attori più interessanti degli anni ’60. Fisico atletico, asciutto e prestante, ha lavorato con grandi registi italiani e non solo e ha girato tanti di quei film che si fa fatica persino ad elencarli. E’ un personaggio senza peli sulla lingua. Non le manda a dire, le dice. In questa intervista spiega anche il perché è arrabbiato con l’Italia culturale dei nostri giorni, tanto da preferire la Francia.

Quanti film hai girato?

“Oltre 125 film, alcuni che non valgono un fico secco e altri invece molto belli, girati da grandi registi che fanno parte del cinema cult. Ogni film è comunque stato un viaggio. E io di questi viaggi ne ho approfittato”.

Quali film consideri le gemme artistiche della tua carriera?
“In Italia “La moglie del prete”, con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, di cui nel film ero l’amante, “Primo amore”, con Ugo Tognazzi e Ornella Muti, e “Giovani e belli”, con mio figlio Luca, di Dino Risi e poi “La cena”, con Adriana Innocenti, e “La terrazza”, con Carla Gravina, di Ettore Scola. In Francia ho girato film con attori del livello di Yves Montand, Lino Ventura e Bernard Blier. Io devo molto alla Francia…”.

Perché la Francia? Lì vai spesso a fare interviste e a girare corti, oltre a fare mostre..
“La Francia è un paese che sta avanti a noi su tante cose. E’ un paese più “civile”… All’avanguardia dal punto di vista culturale. Noi in Italia viviamo di rendita, di quello che ci hanno lasciato gli antichi e noi invece facciamo di tutto per disonorare questo Paese, rasentando la vergogna”.

Come è messa la cultura qui in Italia?
“Ogni tanto abbiamo qualcuno che esce fuori e poi, boom, sparisce… In Francia, per tornare al paragone di prima, no. Giorni fa sono tornato dalla Francia, dove sono stato per fare alcune interviste e ritirare un premio. Lì ho conosciuto un cinese che vive a Parigi e Lione che insegna cinema a bambini dai sette anni in su, a cui affida delle piccole telecamere per girare storie scritte da loro stessi che non devono durare più di due-tre minuti… Sta qui la differenza tra Francia e Italia. Il nostro agli occhi del mondo è percepito come un Paese dove si ruba e basta. E questo a me italiano fa molto molto male”.

Da noi c’è chi è arrivato a dire che “con la cultura non si mangia”…
“Non possiamo meravigliarci più di nulla. Se abbiamo avuto un presidente del Consiglio che diceva Romolo e Remolo, un motivo ci sarà… In Italia abbiamo personaggi straordinari che però non contano perché non li fanno contare. L’Italia di questi tempi è un paese che non mi piace più. Basti pensare che abbiamo delle bellezze a cielo aperto e non riusciamo nemmeno a custodirle. E sai perché? Perché il livello culturale si è abbassato di tanto”.

Mi hai raccontato di aver giocato a calcio con Pier Paolo Pasolini?
“Io ho giocato a pallone con Pasolini. Ci ho giocato a Napoli, in occasione di una “partita del cuore”. Gran giocatore, gagliardo e tosto, oltre che grande scrittore…”.

Cosa stai girando adesso?
“Ho girato una settimana in Estonia un corto di un regista italiano che però ha grosse difficoltà economiche. Io adesso non giro più. Mi dedico alla pittura, l’altra mia grande passione artistica. Dipingo. Diceva Cesare Pavese “Tu uccidi qualcuno quando sei indifferente verso qualcuno”. L’indifferenza è un arma letale, tremenda. Io invece ancora mi arrabbio, mi incazzo… E se lo faccio è perché io amo ancora questo nostro paese”.

Italo Arcuri

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