Obama oltre il voto la rivoluzione sociale

“Gli americani non sono andati alle urne solo per eleggere il loro presidente, in molti stati a novembre si sono tenuti due referendum significativi: quello per il matrimonio tra gay e per la legalizzazione della marijuana. I risultati, insieme alla rielezione di Barack Obama, sembrano confermare un processo di transizione culturale verso una società più aperta, meno razziale e più tollerante”, è quanto afferma l’economista Loretta Napoleoni su Rete Due il canale radio della Radiotelevisione svizzera (RSI) e continua:
“Il Maryland ed il Maine sono stati i primi stati ad approvare il matrimonio per le coppie gay. Poche settimane prima delle elezioni presidenziali Obama aveva cambiato la sua posizione ufficiale riguardo a quest’unione abbracciando la causa dei gay. Secondo gli analisti è la più importante crociata sociale americana dai tempi dell’emancipazione delle donne e delle lotte razziali.
L’appoggio alla popolazione gay ha sicuramente garantito ad Obama il voto di una grossa fetta della popolazione che non vede perché l’unione tra i gay dovrebbe essere illegale e a giudicare dai numeri dei seggi conquistati dal presidente non ha prodotto grosse perdite nell’elettorato democratico più conservatore. L’appoggio di Obama influenzerà anche positivamente la Corte Suprema che in ultima analisi dovrà esprimersi sulla legalità di questi matrimoni.
L’altra battaglia sociale si combatte sul fronte della droghe leggere. Il Colorado ha votato contro il proibizionismo della marijuana e lo stato del Washington si sta organizzando per legalizzarne l’uso. In precedenza 17 Stati avevano legiferato l’uso della marijuana per scopi medici e terapeutici, ma questa è la prima volta che gli americani ne liberalizzano il consumo per motivi ricreazionali.”.

Napoleoni spiega come l’economia possa trarre beneficio da tali rivoluzioni sociali: “Le implicazioni economiche sono potenzialmente enormi: dall’aumento del turismo in Colorado e nello stato del Washington fino alla produzione di marijuana da parte delle grandi compagnie di tabacco americane.
Un studio condotto da una think-tank messicana, Mexican Competitiveness Institute, stima che la legalizzazione della produzione di marijuana negli Stati Uniti produrrebbe dai 15 ai 30 miliardi di dollari, soldi che lo Stato potrebbe tassare, ed allo stesso tempo ridurrebbe del 30 per cento i profitti del cartello messicano.
Naturalmente se l’uso della marijuana sarà equiparato a quello dell’alcol, come vorrebbero i sostenitori della sua legalizzazione, sarà necessaria una regolamentazione ad hoc. Nello stato del Washington, ad esempio, solo gli adulti possono acquistare marijuana dai produttori e già esiste una legge che vieta la guida in stato di ebrezza da cannabis. Gli automobilisti infatti devono sottomettersi ad una serie di test. Nello stato del Colorado, invece, è vietato consumare marijuana in luoghi pubblici e la produzione è limitata a sei piante.
Nei prossimi quattro anni il presidente Obama non dovrà solo occuparsi dell’economia ma anche dei cambiamenti sociali e culturali in atto in un paese in transizione su molti fronti. Una leadership illuminata è essenziale per evitare che le battaglie sociali degenerino e creino nuove tensioni nel paese”.

Per ascoltare l’intervento di Loretta Napoleoni:

http://retedue.rsi.ch/home/networks/retedue/plusvalore/2012/11/15/rivoluzione-sociale.html#Audio

Quinews

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