Video shock “Esecuzione sommaria” l’esercito pakistano avvia indagini

Nei 5 minuti e 40 secondi del video apparso a Settembre su YouTube con probabilità girato nella valle dello Swat vengono mostrati sei uomini, prigionieri e bendati condotti attraverso un sentiero fino ad una piccola radura in un boschetto dove l’attendono dei soldati armati di fucili automatici.I sei uomini vengono assassinati e “finiti” dai soldati che sparano sui corpi che gemono straziati a terra. Le barbarie indicibili hanno fatto ritenere il video in un primo momento un falso.
«In un comunicato stampa dell’8 ottobre, il gen. Ashfad Parvez Kayani, comandante dell’esercito pakistano, ha annunciato la formazione di un gruppo di indagine incaricato di verificare l’identità degli uomini in uniforme, assicurando punizioni esemplari nel caso di una loro appartenenza all’esercito. In realtà molti vedono nella sua decisione l’effetto delle pressioni del Dipartimento di Stato Usa, che avrebbe minacciato di eliminare il suo sostegno finanziario ai militari che collaborano con l’esercito americano» è quanto riporta AsiaNews.
Fonti anonime vicine all’esercito affermano ad AsiaNews, che prima dell’annuncio di Kayani, nessuna delle tv e giornali locali aveva parlato del video. Chi ne è giunto in possesso racconta di aver ricevuto minacce e intimidazioni da parte dei militari.
A tutt’oggi, non è ancora chiaro come il video sia finito sul web. Secondo attivisti per i diritti umani pakistani, l’esecuzione è avvenuta nel nord-ovest del Paese, nella valle dello Swat, e lo avrebbe realizzato uno dei soldati con un cellulare.
Da oltre un anno l’esercito pakistano riceve accuse di continue violazioni dei diritti umani. In un rapporto pubblicato in aprile, la Commissione dei Diritti Umani del Pakistan ha affermato che 249 esecuzioni sommarie sono state effettuate dalle forze di sicurezza pakistane fra il 30 luglio 2009 e 22 marzo 2010. La maggior parte delle violenze riguarda la Valle dello Swat teatro della pesante offensiva portata avanti dall’esercito pakistano contro i talebani.

Carmelo Sorbera

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