Obama: Fed, la soluzione – “errare è umano”

Il Presidente Barack Obama attraverso la sua riforma della finanza attuata con piano varato tenta di modernizzare e rendere più sicuro il sistema finanziario nord.
Un ruolo importante verrà svolto dalla Federal Reserve che avrà maggiori poteri di vigilanza sui sistemi di regolamento e di pagamento, e potrà monitorare tutte le istituzioni finanziarie attive negli Usa, comprese le filiali di gruppi esteri nonché le società commerciali che svolgono attività bancarie.


I nuovi poteri della Fed permetteranno controlli su quei comparti finora scoperti, come i derivati che sono stati alla base della crisi finanziaria.
Le regole per la vendita al grosso degli investitori saranno più rigorose per questo tipo di prodotti.
Nei prossimi mesi si vedrà l’impatto che il piano avrà sul sistema globale, utile capire Chi e Cosa è  la Fed, dove presidenti come Alan Greenspan, hanno ammesso di aver fatto un “errore” nel ritenere che l’interesse egoistico con cui operano le banche sarebbe stato sufficiente a proteggere i loro azionisti e riconoscendo che la crisi finanziaria ha manifestato i difetti del funzionamento e del pensiero del sistema “libero mercato”.
Di seguito un’interessante ricostruzione della vita e della natura della Federal Riserve:
«Il sistema della Federal Riserve controlla, di fatto, il sistema monetario nazionale, tuttavia non deve rendere conto a nessuno. Non ha proprio bilancio, non è soggetta a revisione contabile e nessuna commissione governativa è a conoscenza o può davvero controllare il suo operato. Queste sono le parole del prof. Murray N. Rothbard, economista e vicepresidente del Ludwig von Mises Institute.
L’istituto è dedito ai principi di libero mercato e di moneta reale. Questo documentario è dedicato alla memoria di Murray N. Rothbard e al suo fecondo lavoro sulla moneta ed il sistema bancario. Per oltre vent’anni, il tenore di vita della classe media americana ha registrato un costante declino: gli stipendi sono rimasti fermi o sono calati, mentre le opportunità e le certezze che prima davano per scontate hanno cominciato a svanire. Per molte famiglie un solo stipendio non basta più a pagare i conti; servono due o più stipendi per potersi permettere una casa, per curare i figli e mandarli all’asilo e poi a scuola.
A meno di cambiamenti nelle attuali tendenze, è improbabile che i giovani lavoratori raggiungano mai un tenore di vita pari a quello dei loro genitori. Buoni impieghi con prospettive future sono sempre più difficili da trovare; l’istruzione non è più quella di una volta; le tasse continuano ad aumentare, mentre la previdenza sociale è prossima al collasso. Le pensioni private non sono più affidabili; c’è un clima crescente d’incertezza ed instabilità economica.
I politici hanno diverse teorie sulle cause dei problemi economici del Paese; tuttavia, di rado vanno oltre la superficie. Le radici del malessere economico vanno cercate nella banca centrale e nell’attuale sistema monetario. La Federal Riserve sostiene di gestire la nostra moneta, in realtà le fa perdere valore ogni giorno che passa. Ha generato cicli economici continui e sempre peggiori e causato un abbassamento del nostro stile di vita.
Lew Rockwell President, Mises Institute dice: Non c’è alcuna differenza rispetto ad un ladro che entra in casa vostra per derubarvi del denaro. Questo fa la Federal Riserve: deprezza i vostri risparmi, vi priva della sicurezza economica e dovrebbe essere trattata come un soggetto che fa proprio queste cose, piuttosto che come un’istituzione che apporta presunti benefici.
La moneta dovrebbe servire come metro affidabile del valore economico, anziché essere fonte d’instabilità. Finché non riavremo una moneta reale, strappando al governo la possibilità di svalutarla, ci sono poche speranze di ripristinare la libertà e la prosperità che hanno fatto grande l’America.
Possiamo scegliere il tipo di moneta che vogliamo davvero. Vogliamo una moneta che si deprezzerà ogni anno, oppure una moneta che aumenterà di valore? Se siete contenti che la vostra moneta perda valore, allora preferite il sistema corrente; se invece desiderate una moneta che s’accresca in valore, allora bisogna scegliere la parità con l’oro.
Cos’è la moneta?
Come merce che rende possibili gli scambi, è la base di ogni attività economica. Nell’antichità, le persone scambiavano merci e servizi in modo diretto: questa forma di scambio è nota come “baratto”.
Joseph Salerno Economist, Pace University dice: In pratica, se una tribù di pescatori necessitava, diciamo, di grano che però essa non produceva, si metteva alla ricerca di altri individui che producessero grano per scambiarlo poi con del pesce. Ma il baratto incontrava grossi limiti sui mercati.
Beh, in realtà la gente sperimentò ben presto i problemi connessi allo scambio diretto: se avevi bisogno di pesce, ad esempio, e possedevi del grano, mentre chi aveva il pesce non desiderava il grano, eri ad un punto morto. A meno di riuscire a trovare una qualche altra merce, magari delle bacche che ogni membro di quella società consumasse. Quindi avresti scambiato il grano con le bacche, confidando nella possibilità di scambiare le bacche col pesce o con qualunque altra merce desiderata.
Alla fine, le merci più largamente accettate in una società divennero apprezzate per la loro utilità negli scambi indiretti. “Moneta” non è altro che un termine utilizzato per indicare il mezzo di scambio comunemente più accettato.
Nel corso della nostra storia molte merci sono servite da moneta. Le piume degli uccelli Quetzal sono state utilizzate come merce di scambio dai Maya dell’America Centrale fino al XV secolo. Le foglie di tè compresse in mattoncini venivano scambiate in Asia Orientale nel 1800.
Collane d’osso fungevano da moneta per gli indiani d’America, mentre i primi coloni americani scambiavano pelli di castoro che avevano un valore elevato sia sul mercato interno che all’esterno. Le monete metalliche comparvero in Grecia ed Asia Minore nel corso del VII secolo a.C. L’oro e l’argento erano preziosi per il loro utilizzo ornamentale in gioielleria e nelle arti decorative. Erano durevoli, facilmente divisibili e disponibili in quantità limitate. Questi metalli preziosi possedevano un alto rapporto valore/peso che li rendeva facilmente trasportabili.
Joseph Salerno: Possiamo tornare con la mente ad un’epoca in cui il ferro era usato come moneta, ad esempio in Africa. Ma immaginate di recarvi in un grande magazzino per comprare, diciamo, un tosaerba da $ 350: sarebbe necessaria una tonnellata di ferro, laddove invece bastano poche decine di grammi d’oro.
Nel 1536, meno di 50 anni dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo sul suolo americano, una zecca spagnola di Città del Messico coniò le prime monete dl nuovo mondo. Queste monete d’argento ad un certo punto arrivarono nelle colonie britanniche. Le politiche mercantilistiche della Gran Bretagna mirarono a tenere i metalli preziosi fuori dal territorio americano, così il dollaro spagnolo divenne la valuta ufficiosa. Veniva spesso diviso in 8 pezzi, per le transazioni minori, da cui il termine “pezzi da otto”, mentre ¼ della moneta era detto ” due pezzi “.
Nel 1972 Thomas Jefferson adottò il dollaro come valuta ufficiale del proprio Paese.
Lew Rockwell: Si guardò intorno alla ricerca di quella che gli americani usavano maggiormente, ed era il dollaro. Ecco perché il dollaro divenne lo standard negli USA. Si adottò così la parità con l’oro e l’argento e cominciò il conio delle monete d’oro col simbolo dell’aquila americana: la moneta da 10 $ d’0r0.
Jefferson in particolare illustrò in modo eloquente i pericoli della carta-moneta. Durante la Guerra d’Indipendenza, il Congresso Continentale stampò dal nulla grossi quantitativi di carta-moneta per finanziare l’esercito. L’aumento di denaro in circolazione ne causò il deprezzamento fin quasi al valore nullo, dando così origine all’espressione “non vale un continentale”.
Lew Rockwell: Chi si tenne le banconote di solito patrioti americani interessati all’indipendenza dal controllo britannico, perse tutto. Mentre i conservatori, non volendo avere nulla a che fare con la moneta emessa dal governo americano, se ne liberarono subito e ne furono avvantaggiati. Pelatiah Webster, il primo economista americano, ed altri che studiarono tutto ciò, si resero conto che la carta-moneta non garantita da oro era estremamente pericolosa.
Già nel XVI secolo in Europa gli orafi custodivano le monete d’oro per conto dei loro clienti in cambio d’un compenso, rilasciando al depositante una ricevuta per l’oro. Da qui nacque l’uso della carta come moneta.
Joseph Salerno: In altri termini chi depositava 10 once d’oro in custodia, [ 1 oncia = 28,35 g] otteneva in cambio delle ricevute per un totale di 10 once d’oro, e tali ricevute davano diritto al portatore di reclamare l’oro in qualsiasi momento.
Queste ricevute ben presto diventarono molto diffuse come mezzo di pagamento, visto che era più semplice e sicuro usarle per transazioni di una certa entità. Nacque così l’uso delle banconote come sostituto della moneta. Questi primi banchieri poi fecero un ulteriore passo:
Joseph Salerno: In pratica, se l’orafo aveva 1.000 once d’oro, e legittime ricevute per 1.000 once d’oro erano detenute da chi lo aveva depositato, l’orafo poteva aumentare i profitti semplicemente stampando un’altra ricevuta per 1.000 once d’oro, per poi prestarla. In tal caso avrebbe ottenuto una riserva bancaria reale del 50%, anche detta “riserva frazionaria”. A questo punto solo una frazione, il 50% delle ricevute, aveva un corrispondente controvalore in oro.
Non c’era più un rapporto 1:1 tra la banconota e l’oro, ora potevano esserci anche 3 o 4 pezzi di carta in circolazione per ogni unità d’oro nei forzieri. Questi banchieri non stavano semplicemente conservando oro in cambio d’un compenso, stavano artificialmente inflazionando la quantità di denaro e prestando queste false ricevute con gli interessi. Questo sistema divenne noto come ” riserva frazionaria bancaria” e fu poi adottato nelle prime colonie americane. Formò le radici del sistema bancario americano e, in ultima analisi, del sistema della Fed.
Lew Rockwell: E’ un sistema fraudolento, non permesso in alcun altro tipo di commercio. Se un granaio prestasse tutti i semi che era invece tenuto a conservare, la sua attività sarebbe considerata criminale e finirebbe in galera. Ma le banche sono l’unica attività a cui è permesso fare tutto ciò e trarne profitto.
Alexander Hamilton divenne il primo Ministro del Tesoro e nel 1791 istituì la First Bank of United States in qualità di banca centrale americana per aumentare la quantità di denaro cartaceo a beneficio del governo e delle banche commerciali.
Joseph Salerno: Alexander Hamilton credeva in un forte governo centrale e vide la banca centrale come uno dei mezzi attraverso i quali il governo poteva essere centralizzato e il suo potere esercitato.
Thomas Jefferson si oppose a questo progetto: vedeva nella banca centrale uno strumento anti-democratico nelle mani dei gruppi bancari del nordest. La Fist Bank of US fu chiusa 20 anni dopo.
Joseph Salerno: Jefferson si opponeva all’idea di un forte governo centrale e volle eliminare a tutti i costi la banca centrale.
Nel 1816 il governo federale fece un altro tentativo di instaurare una banca centrale inflazionistica ma questa Second Bank of United States fu denunciata dal Presidente Andrei Jackson come un’istituzione mostruosa intesa a beneficiare pochi eletti a spese degli altri.
Joseph Salerno: Aumentarono la quantità di moneta in circolazione, cosa che all’inizio provocò una ripresa economica, cioè prosperità per la nazione, seguita poi dalla recessione: quando smisero di pompare la massa monetaria molte attività, dipendenti dai tassi d’interesse introdotti o provocati dall’iniziale inflazione, fallirono.
Jackson riuscì a far abolire questa seconda banca centrale nel 1836, ma per allora gli speculatori riuscirono a creare centinaia di nuove banche private con poco o nessun oro in controvalore per tutte le banconote che emettevano. Il sistema monetario nazionale divenne invece più stabile quando gli Stati Uniti introdussero la parità con l’oro nel 1834. Un dollaro allora valeva circa 1/20 d’oncia d’oro.
Joseph Salerno: La moneta alla pari con l’oro era stata concepita dai padri fondatori, da Andrew
Jackson ed altri, come una moneta del popolo. Cioè una moneta solida, che non si potesse manipolare, che non si potesse inflazionare per permettere alle spese del governo di aumentare a dismisura.
Ma nel 1862 Abramo Lincoln dovette finanziare l’invasione del Sud e così, ancora una volta il governo cominciò a stampare banconote.
Joseph Salerno Economist, Pace University: Praticamente gli Stati Uniti abbandonarono la parità con l’oro per finanziare la guerra civile e scopri che lungo la Storia quasi tutte le grandi guerre ed i conflitti principali, hanno comportato l’abbandono della parità con l’oro poiché imponeva forti limiti sui finanziamenti al governo.
Le banconote emesse da Lincoln divennero note col nome di “greenback” perché sul retro erano stampate con inchiostro verde, invece del solito inchiostro nero. Queste cosiddette “banconote create dal nulla” erano considerate legali dal governo, ma non erano convertibili in oro.
Lew Rockwell President, Mises Institute: Lincoln in vista della guerra fece stampare enormi quantità di “greenback”; l’oro circolava ancora come moneta ma la gente fu costretta ad accettare questi “greenback” come se fossero alla pari con l’oro.
Il potere del governo di emettere banconote scoperte divenne poi il fondamento del sistema della Fed. Dopo la guerra civile il sistema monetario nazionale divenne più solido quando gli USA adottarono la parità con l’oro.
Lew Rockwell: Erano tornati alla parità con l’oro. Nel 1879 avemmo forse il periodo di maggiore crescita e prosperità nella storia della nazione.
Per quasi vent’anni la produzione totale di beni e servizi crebbe ad un ritmo mai visto prima del 4% annuo.
Joseph Salerno: Il motivo è che con una moneta reale e senza possibilità di manipolare il tasso d’interesse ci fu vero risparmio ed investimenti che portarono all’aumento dei beni capitali e della produttività sul lavoro in USA.
Nel mezzo di questa prosperità, i grandi industriali e finanzieri progettavano di espandere i loro imperi con l’aiuto del governo. Con l’approvazione dell’Interstate Commerce Act del 1887, la grande industria ferroviaria riuscì a bloccare la concorrenza dei più piccoli attraverso vincoli legislativi.
Joseph Salerno: Fu creata l’ICC in modo da proteggere i proprietari delle ferrovie dalla competizione. Non fu creata per proteggere i consumatori o gli spedizionieri: infatti, i consumatori furono danneggiati poiché alla fine, per via delle tariffe più alte, furono costretti a pagare prezzi maggiori per merci e servizi transitanti all’interno del Paese.
Nel 1896 erano pronti a rifare la stessa cosa con le banche. Emersero due fazioni principali in questa guerra economica: erano guidate da J.P. Morgan, il banchiere privato più potente al mondo, e John D. Rockefeller, il magnate petrolifero. Morgan e Rockefeller erano grandi avversari ma, nonostante le divergenze in affari, erano entrambi a favore d’una banca centrale.
Volevano il credito facile e l’aumento della moneta circolante per finanziare l’espansione dei propri imperi. Insieme condussero una campagna per convincere gli americani dell’idea, cosa che in seguito portò alla fondazione della Federal Reserve.
Joseph Salerno: Se il popolo americano fosse stato informato del fatto che questa banca non era nel suo interesse, se avessero compreso che era invece nell’interesse dei grandi finanzieri che l’avrebbero usata per inflazionare la moneta e con ciò incrementare i loro profitti, ci sarebbero stati dei seri problemi: la legge non sarebbe passata in queste condizioni. Così la cosa è stata spacciata alla gente come un metodo per rendere la loro moneta più flessibile.
La campagna per le riforme bancarie ebbe un’impennata nel 1907, quando ci fu l’assalto ad alcune delle maggiori banche di New York, a causa della loro riserva frazionaria: il panico si diffuse tra i clienti che, raggiunti da voce d’insolvenza della banca, tentarono di ritirare i propri soldi. La Knickerbocker fallì ed altri due istituti giunsero sull’orlo della bancarotta, nonostante un prestito di 35 milioni di dollari da parte di J.P.Morgan. Wall Street sfruttò subito la paura dei fallimenti bancari per vendere l’idea d’una banca centrale, cioè d’un “prestatore d’ultima istanza”, al pubblico americano.
Lew Rockwell: E quindi la Fed doveva essere il “prestatore d’ultima istanza”. In caso una banca avesse avuto problemi, non si sarebbe dovuta preoccupare: avrebbe potuto ricevere il contante direttamente da Washington D.C.
Hans Hoppe Economist, UNLV: La domanda tuttavia è questa: “Era davvero desiderabile avere un qualcosa come un prestatore d’ultima istanza? La posizione che mi sembra corretta è che ogni singola banca dovrebbe essere responsabile dei propri debiti ed obbligazioni contrattuali e se le banche intraprendono strategie imprudenti falliscono, questo non dovrebbe essere considerato un fatto negativo ma anzi meraviglioso, in quanto la bancarotta od il pericolo di finire in bancarotta è proprio ciò che obbliga le banche ad adottare strategie prudenti.
Le “corse agli sportelli” e i fallimenti continuarono ad un ritmo allarmante. Nel 1908 la ‘Commissione Nazionale sulla Moneta’ guidata dal suocero di John Rockefeller Jr, il senatore Nelson Aldrich, fu creata con lo scopo di influenzare la creazione di una banca centrale. Nel novembre del 1910, fingendo di ritrovarsi per una battuta di caccia all’anatra, sei uomini raggiunsero segretamente in treno un riservatissimo club privato a Jekyll Island, in Georgia, per scrivere la ‘Legge sulla Banca Centrale’. L’incontro segreto riuniva il “gotha” del sistema bancario americano. C’erano due uomini di Rockefeller: Aldrich e Frank Vanderlip della National City Bank di New York; due uomini di Morgan: Henry P. Davison della Morgan Bank e Charles D. Norton, presidente della Morgan’s First National Bank di New York. Paul Warburg, partner della Kuhn and Loeb e l’assistente del Segretario del Tesoro, A.P.Andrew, amico di entrambi gli schieramenti. Trascorsero una settimana nel club di lusso come ospiti di Morgan mettendo assieme la bozza che avrebbe posto le basi del sistema della Fed.
Ci sarebbero voluti tre anni prima che la loro visione si realizzasse. Poco prima del Natale 1913 la ‘Legge sulla Federal Reserve’ fu approvata dal Congresso e firmata dal presidente Wilson. Esso decretava la nascita della Federal Riserve per controllare la politica monetaria e per regolamentare le banche commerciali.
Lew Rockwell: Non è un caso che il sistema della Fed sia stato creato dal governo Wilson. Si era al picco del periodo progressista, un tempo di tremenda espansione governativa e di “speciali accordi” siglati a Washington.
Ci sono 12 banche Fed regionali concentrate principalmente nell’Est e nel Midwest. Il Consiglio dei Governatori della Fed controlla e coordina il loro operato. Il consiglio è composto da 7 membri nominati dal presidente. Sebbene ci fossero 12 banche in origine, fu subito Wall Street a condurre le danze. Come presidente della Fed di New York il protetto di Morgan, Benjamin Strong, prese il controllo sulle operazioni dei membri della ‘Commissione sul Libero Mercato’. Strong sarebbe rimasto la forza dominante all’interno della Fed sino alla sua morte nel 1928.
La ‘Commissione Federale sul Libero Mercato’, che ora ha sede a Washington, dirige lo strumento principale di politica monetaria della Fed: l’acquisto e la vendita di titoli di debito governativi sul libero mercato. Per aumentare la quantità di moneta e di credito in circolazione, ossia per “inflazionare”, la Fed compra titoli governativi da un numero ristretto e selezionato di aziende pagandoli con denaro appena stampato. Per comprimere la moneta ed il credito invece la Fed vende questi titoli. In questo può agire a propria discrezione.
Joseph Salerno: Ogni governo desidera la possibilità di creare nuova moneta: è un metodo alternativo all’aumentare le tasse. Le tasse, lo sappiamo, quando aumentano tendono a suscitare molta avversione nel pubblico. E’ molto meno doloroso aumentare la moneta in circolazione. Gli effetti negativi cominciarono a vedersi solo dopo sei mesi od un anno, a volte anche due, e a quel punto si potrà dare la colpa dell’aumento dei prezzi ad altri fattori come il cattivo tempo, gli speculatori e così via.
Un altro strumento che la Fed usa per controllare la quantità di denaro in circolazione è stabilire il tasso ufficiale di sconto: questo è il tasso di interesse praticato verso le banche associate quando chiedono prestiti a breve nella cosiddetta “finestra di sconto”. Se la Fed abbassa i tassi d’interesse dei propri prestiti, le banche commerciali saranno inclini a farsi prestare più soldi dalla Fed. Questo fa aumentare la quantità di denaro che le banche possono prestare: il credito bancario diventa più a buon mercato come dimostrano i tassi d’interesse più bassi su prestiti bancari e carte di credito.
I maggiori fondi a disposizione delle banche per i prestiti vanno anche ad aumentare la quantità di soldi in circolazione. La Fed può inoltre manipolare la quantità di soldi in circolazione alzando od abbassando il livello di riserva obbligatoria. Le banche devono mettere da parte una percentuale dei depositi come riserve, per soddisfare le richieste dei correntisti. Quando la Fed fu creata, nel 1913, dimezzò i vincoli di riserva nei successivi 4 anni, raddoppiando la moneta in circolazione entro la fine della I Guerra Mondiale. Ma il vero potere della Fed sta nella sua posizione di monopolio nel creare moneta. Benché gli USA fossero ancora in regime di parità con l’oro nel 1913, questo fu rapidamente eroso man mano che la Fed continuava ad accrescere la quantità di moneta in circolazione. Il primo passo fu di tenere solo il 40% del controvalore in oro delle banconote della Fed, facendo così aumentare di due volte e mezzo la quantità di moneta in circolazione. Anche gli effetti inflazionari del sistema bancario a riserva frazionaria furono amplificati dalla banca centrale.
Hans Hoppe: Le banche commerciali possono creare moneta creditizia sulle banconote della Fed, cioè le banche commerciali sono tenute per legge a conservare solo una riserva, in banconote della Fed, pari al 10% per far fronte a tutti i loro depositi. Il 90% di questi depositi non ha nulla che li copra.
Il sistema della Fed aggiunge un altro “strato inflazionario” al già instabile sistema bancario. Se ad esempio la banca centrale ha nei forzieri riserve in oro pari a 100 $ con un vincolo di riserve del 10%, può stampare 1.000 $ di nuove banconote che diventeranno le riserve delle banche commerciali. Le banche commerciali prendono questi 1.000 $ e se è loro richiesto di tenerne in riserva nuovamente solo il 10%, potranno moltiplicare i 1.000 $ facendoli divenire 10.000 tramite i prestiti consentiti dalla riserva frazionaria. Viene quindi creata una piramide rovesciata con 100 $ in oro, cioè moneta reale, alla base e 10.000 $ di banconote inflazionate al vertice. Quando questi 10.000 $ di nuova moneta cartacea iniziano a circolare nell’economia, fanno salire i prezzi riducendo così il potere di acquisto della gente.
Lew Rockwell: Quando spendono i loro soldi, coloro che hanno ricevuto questa moneta per primi sono in grado di acquistare dei prodotti con essa e quindi ne beneficiano, mentre chi la riceve per ultimo ci perde perché quando va a spenderla i prezzi sono già saliti ed egli può quindi comprare di meno. In pratica c’è un trasferimento di ricchezza e potere da alcuni segmenti dell’economia ad altri causato dalle azioni della banca centrale e chi ci guadagna alla fine è il governo stesso, le grandi banche, gli appaltatori pubblici e tutti coloro i quali lavorano a stretto contatto col governo federale.
Mettendo a disposizione enormi quantità di credito “facile” la Fed può anche abbassare i tassi di interesse, mandando i segnali sbagliati agli investitori. Questa pratica mette in moto un boom di investimenti insostenibile che porta con sé i semi della propria distruzione. E’ questo ciclo economico il vero responsabile di disastri come la Grande Depressione. Poco dopo che la Federal Riserve venne fondata gli USA sono entrati nella I Guerra Mondiale.
Ancora una volta il governo abbandonò temporaneamente la parità con l’oro per stampare più soldi e finanziare la guerra. Il governo USA ricorse a grandi prestiti ed il debito pubblico si gonfiò da 1 a 27 miliardi di dollari. Ne consegui un elevato picco inflattivo. Questo innescò un rapido ciclo di espansione e recessione economica. Per calmare l’economia impazzita la Fed fermò l’inflazione, facendo quasi raddoppiare gli interessi sul debito nei 18 mesi successivi. Entrò il 1921 il mercato iniziò a riprendersi, le nuove tecnologie aiutarono ad aumentare la produttività. Il mercato produsse automobili ed elettrodomestici. Gli anni ‘20 furono un periodo di crescita straordinaria, ma dietro le quinte la maggior parte di questa crescita veniva distorta dall’espansione inflattiva del credito ad opera della Fed. Erano i ruggenti anni ‘20, un periodo di crescente aumento della ricchezza: ciò nascose l’inflazione agli economisti americani. La bolla creata dalla Fed esplose causando il crollo della borsa di Wall Street, nell’ottobre del ‘29. Gli speculatori che avevano preso in prestito soldi per comprare azioni quando i prestiti bancari erano estremamente facili da ottenere, rivendettero le azioni ad 1/3 del valore originario. Prestiti per un totale di 7 miliardi di dollari non erano più pagabili. Poiché gli speculatori divennero insolventi, i fallimenti delle banche aumentarono a dismisura. La Grande Depressione era iniziata.
Joseph Salerno: I correntisti persero i depositi bancari, i risparmi ed i conti correnti: si dissolsero nell’aria all’improvviso.
Nel 1932 Franklin D. Roosevelt venne eletto presidente e presto diede avvio alla politica del New Deal: “Spendere per prosperare”. Anche se avevamo bisogno di meno tasse e meno spese, la sua amministrazione chiese una somma di denaro senza precedenti, per finanziare i suoi grandi progetti governativi. Nel suo discorso inaugurale del 4 marzo 1933, Roosevelt giurò di mettere fine alla povertà e alla disoccupazione e di riportare la gente al lavoro. Non funzionò.
La depressione peggiorò, grazie ad una maggiore pianificazione centrale. Roosevelt riuscì soltanto a rendere il sistema monetario ancor meno sano. Appena insediato, impose 4 giorni di chiusura delle banche, assolvendo gli istituti in bancarotta praticanti la riserva frazionaria dall’obbligo di ripagare i loro debiti nei confronti dei correntisti. Ma prima che le banche riaprissero l’amministrazione Roosevelt dovette fare in modo che la gente credesse che i nuovi depositi fossero al sicuro. Creò la Federal Deposit Insurance Corporation, per indurre un falso senso di sicurezza nel pubblico. In realtà la Federal Deposit Insurance Corporation deteneva solo lo 0,5% dei depositi che garantiva, ma la gente contava sul fatto che la Fed, come prestatore di ultima istanza, sarebbe intervenuta stampando tutta la moneta necessaria a prevenire un assalto generalizzato alle banche. Entro la metà degli anni ‘30 il controllo sulla Fed delle banche di New York volgeva al termine.
L’era Morgan finì quando Roosevelt, che non era amico dei Morgan, ne fece governatore Marriner S. Eccles. Eccles, repubblicano dell’Utah, spostò a Washington le attività della ‘Commissione sul Libero Mercato’. Il Presidente Roosevelt si rese disponibile a finanziare 3,5 milioni di dollari la costruzione del nuovo edificio della Fed.
Roosevelt: Dedico oggi questo edificio al progresso: al progresso verso l’ideale di un’America
in cui ogni lavoratore potrà sempre provvedere alla propria famiglia, con un crescente tenore di vita americano.
Il 1933 segna l’inizio della fine della parità con l’oro. Non c’era fine al desiderio di Roosevelt di spendere per programmi del New Deal come la gigantesca Tennessee Valley Authority da 13 miliardi di dollari, una diga che allagò ampie porzioni di fertili terreni coltivabili per fornire energia elettrica finanziata dal governo. La Work Progress Administration, che spese 11 miliardi di dollari per creare posti di lavoro artificiali e finanziamenti pubblici per ingrassare gli imprenditori. Ma la valuta USA era legata all’oro, che limitava la quantità di denaro che la Fed poteva stampare per pagare questi costosi progetti. Così il governo cancellò la parità con l’oro per i cittadini americani nel 1933, dopodiché Roosevelt confiscò l’oro della gente. Come nella I Guerra Mondiale, gli interventisti della II Guerra Mondiale abbandonarono la parità con l’oro per finanziare la guerra con l’inflazione generata dalla banca centrale.
Dopo la guerra si tentò di usare il prestigio del meccanismo di parità con l’oro per stabilire un sistema inflazionistico globale. I leader finanziari mondiali si incontrarono a Bretton Woods, nel New Hampshire, sotto la direzione del famoso economista John M. Keynes. L’idea era quella di stabilire un nuovo sistema monetario internazionale che avesse insieme oro e inflazione.
Josepf Salerno: Con questo sistema il dollaro USA sarebbe stato convertibile in oro, ma solo per le istituzioni ufficiali straniere, le banche centrali ed i governi stranieri, al tasso di 35 $ all’oncia. Tutte le altre valute avrebbero avuto un tasso di cambio fisso con il dollaro americano e sarebbero state convertibili in dollari USA.
L’editorialista Henry Hazlitt del New York Times fu uno dei primi a capire che questo sistema di “semi-parità con l’oro” non avrebbe funzionato.
Ron Paul Former U.S. Congressman: Sin dall’inizio era destinato a fallire ed Henry Hazlitt, giornalista eccezionale, aveva previsto che non avrebbe funzionato poiché, disse, la tentazione per il governo sarà sempre quella di stampare più soldi: perché loro accetterebbero questi dollari senza chiedere dell’oro e non potranno mantenere il governo sotto controllo. Aveva assolutamente ragione.
Negli anni ‘60, il governo USA tentò di far fronte ai costi dell’enorme progetto di stato sociale e della guerra in Vietnam. Stampando più moneta, il presidente Lindon Johnson credeva che il governo avrebbe potuto ottenere questi risultati senza aumentare le tasse, cosa questa che avrebbe fatto ribellare i contribuenti. In altre parole, avrebbe potuto permettersi sia spese civili che militari.
Lindon Johnson: Faremo in modo che ogni dollaro venga speso con parsimonia e buon senso, riconoscendo il lavoro che il contribuente ha svolto per guadagnarlo.
Ma più soldi il governo stampava, più il valore del dollaro si erodeva. Gli stranieri, nervosi, iniziarono a cambiare i loro dollari in oro, come erano autorizzati a fare dagli accordi di Bretton Woods. Dopo aver pagato miliardi di dollari in oro, al governo rimase un debito di 36 miliardi di dollari verso i creditori stranieri, mentre le riserve d’oro ammontavano a soli 18 miliardi di dollari. Invece di fermare l’inflazione, nel 1971 il presidente Richard Nixon rifiutò di convertire altri dollari.
Richard Nixon: Ho ordinato al segretario Conley di sospendere temporaneamente la convertibilità del dollaro in oro o in altri beni riserva, tranne che per somme ed a condizioni utili a mantenere la stabilità monetaria, nel massimo interesse degli Stati Uniti.
Era la morte della “semi-parità con l’oro di Bretton Woods ed il trionfo della Federal Riserve.
Il dollaro non avrebbe più avuto nemmeno l’apparenza di un valore fisso nei confronti di altre valute: avrebbe fluttuato rispetto ad esse, causando una maggior instabilità nei mercati stranieri e grande incertezza per gli operatori economici. Peggio ancora: il controllo finale sulla creazione di dollari scomparve, creando possibilità infinite per l’inflazione. Sta avanzando a più del 300% dal 1971, grazie al potere della Fed di creare soldi dal nulla e garantire i depositi. Nessun bilancio federale è più andato in pareggio da quando il governo ha abbandonato la parità con l’oro.
Joseph Salerno: Non penso che ciò sia qualcosa che aumenti l’efficienza della nostra economia. Credo che la miglior valuta sia quella determinata dal mercato, come avviene in regime di parità con l’oro. Per tornare ad una valuta determinata dal mercato, la Fed deve essere abolita.
Non vi è ora, né c’è mai stato, alcun controllo diretto sulla Fed da parte del presidente o del parlamento. Le riunioni del consiglio d’amministrazione della Fed si svolgono in segreto e nessuno sa per certo cosa vi accada.
Se alla sera guardi i notiziari di economia, i commentatori cercano sempre d’indovinare cosa la Fed potrebbe decidere: Tutti gli occhi oggi erano puntati su Washington, (Paul Kangas -Miami)dove la Fed si è riunita per stabilire la linea futura dei tassi d’interesse.- La maggior parte degli economisti ritiene che la Fed lascerà invariata la politica monetaria. E’ nato un vero e proprio mestiere, l’osservatore della Fed, nel tentativo di predirne le mosse.
Lew Rockwell: La Fed è stata avvolta nel mistero sin dalla sua ideazione, insediamento ed operato sino ad oggi ed il motivo è che non possono dire la verità; se dicessero la verità ci sarebbe una rivoluzione: un bel po’ di americani pronti a cacciarli via da quell’ufficio.
Un recente tentativo di aprire la Fed al pubblico controllo venne nel 1993. Il presidente della ‘Commissione Bancaria’ del parlamento, on. Henry Gonzales dal Texas, richiese una verifica indipendente sulle operazioni della Fed: volle videoregistrate le sessioni della Commissione sul Libero Mercato’, e rapporti dettagliati consegnati entro la settimana, invece dei vaghi resoconti pubblicati molte settimane dopo. Gonzales propose anche che fosse il presidente [degli USA] a scegliere i 12 direttori delle Fed regionali, invece dei potenti banchieri.
Prevedibilmente il presidente della Fed, Alan Greenspan, si oppose al cambiamento; di sorprendente ci fu la posizione del Presidente Clinton. Dichiarò che la riforma avrebbe fatto “correre il rischio di minare la fiducia dei mercati verso la Fed” Dopo che il governo messicano inflazionò e svalutò il peso nel 1995, l’economia messicana crollò in caduta libera. Alan Greenspan fece pressioni sul parlamento americano e sul governo Clinton per un prestito di 52 miliardi di dollari in quanto, si scopri poi, le banche associate alla Fed deteneva fino a 26 miliardi di dollari di debito pubblico messicano. Privi di voce in capitolo, i contribuenti e risparmiatori americani dovettero pagarne il conto.
Ron Paul Former U.S. Congressman: Gli stessi parlamentari, per quella che è mia esperienza, sono piuttosto ingenui e non capiscono, salvo quei pochi che devono come il presidente della ‘Commissione Bancaria’, è consapevole di tutto ciò ma se ne lava le mani e continuano a perpetuare il mito che la Fed crei stabilità e faccia buone cose per la crescita economica mentre invece è il colpevole. E’ quella che ha causato tutti i problemi, che ha provocato la recessione e la disoccupazione, la contrazione dei mercati e tutti i disastri che dobbiamo subire, ma in quanto a pubbliche relazioni è eccellente poiché ha convinto la maggior parte dei parlamentari che è davvero necessaria per mantenere la stabilità, la crescita economica e tutte queste bellissime cose di cui si vanta.
E’ chiaro che gli USA non possono affidarsi ad Alan Greenspan né ad ogni altro presidente della Fed per combattere l’inflazione cronica che ha rovinato i nostri risparmi, distorto l’economia, sottratto ricavi e ricchezze e introdotto devastanti cicli di espansione e recessione economica. Nonostante l’opinione comune Greenspan, la Fed e i grandi banchieri commerciali non sono affatto quei nemici dell’inflazione che dicono di essere, la Fed e le sue banche associate non sono parte della soluzione all’inflazione nei cicli economici: sono il problema stesso. Per limitare l’inflazione cronica ed i cicli di espansione-recessione il denaro deve essere garantito al 100% da oro. Ciò priverebbe la Fed della possibilità di stampare soldi, cosa che la rende nulla più d’un falsario legalizzato. Al suo posto ci sarebbe un sistema monetario in cui l’oro serva da ancora del dollaro, al posto delle riserve artificiali create dalla Fed.
Lew Rockwell President, Mises Institute: Se dovessimo stabilire un’autentica parità con l’oro la famiglia media americana beneficerebbe enormemente: prima di tutto ci sarebbero più posti di lavoro, migliori impieghi, lavori più stabili, più opportunità imprenditoriale, mai più cicli economici, mai più recessione e depressione, ed i risparmi della gente sarebbero più sicuri. Non dovresti più preoccuparti, nel caso mettessi via dei soldi per la pensione, che il loro valore venga rubato dalla banca centrale e dal governo, come accade oggi.
In un regime al 100% di parità con l’oro non ci sarebbe posto per la riserva frazionaria delle banche. Sui conti correnti ad altri tipi di deposito le banche manterrebbero le riserve a disposizione, come richiesto dai clienti; le banche riceverebbero un compenso dai clienti per la custodia del loro oro. Nei prestiti, gli investitori cederebbero il proprio denaro per un certo lasso di tempo da ricavarne degli interessi. Una volta introdotta la parità con l’oro, i correntisti delle singole banche avrebbero sempre accesso ai loro soldi e gli investitori sarebbero sempre aggiornati sul rendiconto e, a livello statale, un potente freno sarebbe mantenuto sulle spese del governo.
Ron Paul: Avremmo una stabilità relativamente alta, un potere d’acquisto costante della moneta, elimineresti i cicli economici, avresti un tasso d’interesse ragionevole, piuttosto che tassi d’interesse vertiginoso, ti liberesti dalla manipolazione politica dei tassi d’interesse e la manipolazione politica della massa di denaro circolante e tutto ciò mantiene la ricchezza e crea prosperità e permette la ripresa economica.
E’ davvero semplice: una moneta reale significa prosperità economica e limitazione sul governo; una moneta inquinata significa inflazione, recessioni e depressioni, pesanti ingerenze del governo. Che tipo di sistema vogliamo per le nostre famiglie? Non vogliamo forse prosperità e sicurezza da tramandare alle generazioni future? Il passaggio alla parità con l’oro non sarà semplice, ma come disse Murray Rothbard: “L’alternativa è molto peggio”. “Dal 1980 la Fed ha goduto del potere assoluto nel fare letteralmente ciò che voleva: comprare non solo titoli di stato ma qualunque bene volesse, acquistare beni e inflazionare il credito a proprio piacimento. Non ci sono freni alla Fed. La Fed è padrona di tutto ciò che controlla”.
Questa è la trascrizione della traduzione del documentario: Money Banking and the Federal Reserve prodotto dal Ludwig von Mises Institute, sottotitoli a cura di: www.luogocomune.net e disponibile nel sito di www.arcoiris.tv.».

Carmelo Sorbera

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