Travaglio: “Il bel rifiuto”

“Ho deciso di restare dove sono: a fare solo il giornalista”. Il gran rifiuto, anzi il bel rifiuto di Ferruccio de Bortoli a Letta e Franceschini che gli offrivano la presidenza Rai è l’ennesima sconfitta di una politica morta e sepolta. Ma è anche un rarissimo segnale di vita del giornalismo italiano. Come già Montanelli quando Cossiga gli propose il laticlavio, così De Bortoli declina per seguitare a «fare solo il giornalista». In un paese dove nessuno fa più il suo mestiere, è un bel messaggio. In linea puramente teorica, non ci sarebbe nulla di strano se un giornalista guidasse la «più grande azienda culturale italiana».

In pratica, salvo sparute eccezioni, non c’è nulla di più incompatibile col giornalismo della Rai. Se avesse accettato, de Bortoli avrebbe trascorso le giornate al telefono con Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi (che poi sono lo stesso palazzo), sempre prodighi di amorevoli suggerimenti, nonché coi rappresentanti di tutti i partiti di maggioranza e opposizione, sempre a caccia di un fotogramma compiacente, una telecamera complice, un’ospitata amica. E avrebbe legittimato col suo prestigio l’ennesimo assalto alla diligenza e alla dirigenza che sta per abbattersi sul «servizio pubblico» con la consueta invasione di portaborse, favorite di regime e amici degli amici. Cacciato dal Corriere nel 2004 per aver respinto le pressioni di Al Tappone e i suoi cari, Ferruccio ha preferito lasciare a qualcun altro il ruolo della foglia di fico. Già, perché un altro si troverà di sicuro, alla velocità della luce. Ma è bello sapere che uno, almeno uno, ha detto di no”. E’ quanto scrive Marco Travaglio su l’Unità nella sua rubrica Zorro.

Quinews

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