S-300, l’incubo d’Israele

La consegna dei missili S-300 da parte della Russia all’Iran è smentita di continuo negli ultimi giorni, mentre il Ministro della Difesa iraniano Mostafa Najar, arrivato il 16 febbraio a Mosca, secondo le agenzie ha rinnovato la richiesta, ed ha visitato le linee di produzione e il poligono di prova del complesso industriale Almaz Ante che produce missili e radar S-300.

Fonti citate dall’US Debka File, pubblicazione online israeliana specializzata in questioni militari e di sicurezza, hanno affermato che russi e iraniani hanno convenuto la visita per completare la transazione della divisione missilistica e calcolano che, attualmente, la Russia è disposta alle richieste iraniane per esercitare pressioni sulla nuova amministrazione degli Stati Uniti di Barack Obama al fine di chiudere con l’installazione dello scudo antimissilistico in Europa orientale.

A Washington e Gerusalemme ricordano che il Primo Ministro della Russia Putin, anche quando in carica da Presidente, ha promesso più volte personalmente ad americani ed israeliani, di non consentire la vendita di tecnologie avanzate per i sistemi missilistici all’Iran.
Gli esperti militari ritengono che se l’Iran avrà questi sistemi missilistici, la possibilità di un attacco di missili contro gli impianti nucleari iraniani diventa più difficile, alcuni sostengono che diventa ‘impossibile’.
A Washington la pressione del Governo russo sul Presidente Obama viene valutata come finalizzata al blocco del progetto dei sistemi di difesa anti missile in Repubblica Ceca e in Polonia.
E nel gioco diplomatico appena la Casa Bianca ha ventilato la possibilità di un ” ritmo moderato” dei suoi piani di difesa missilistica se la Russia accettasse di parlare di una fuoruscita dai piani nucleari dell’Iran, il Ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha detto che lo scudo americano è legato alla “stabilità strategica” ” e non ha nulla a che fare con il programma nucleare iraniano”.
Allo stesso tempo, Sergei Lavrov ha detto alla rivista tedesca Der Spiegel, che il Cremlino si compiace di un segnale da parte della nuova amministrazione del presidente Barack Obama per un nuovo inizio: “Non è troppo tardi. Ci si potrebbe sedere al tavolo dei negoziati e valutare la situazione”.

Già ad ottobre il Presidente israeliano Ehud Olmert in visita ufficiale a Mosca, affrontò con il presidente russo Dimitri Medvedev il tema della fornitura d’armi all’Iran e alla Siria da parte della Russia tentando di ottenere qualche garanzia da Mosca sul blocco della vendita dei missili antiaerei ‘S300′.
Gli S300, in dotazione delle forze di difesa aerea sovietica (in occidente è noto come ‘SA-20′) è un sistema missilistico a lungo raggio “superficie-aria” sviluppato per la difesa contro aerei e missili da crociera. E’ considerato uno dei più potenti sistemi missilistici anti-aerei attualmente in campo (in grado di monitorare 100 obiettivi contemporaneamente e di colpire aerei a 120 km di distanza), ha un’elevata mobilità, un tempo di dispiegamento di cinque minuti, un’alta resistenza e non richiede alcuna manutenzione.
La Russia ha sviluppato stretti legami con l’Iran e sta costruendo la sua prima centrale nucleare. Mosca ha sostenuto limitate sanzioni contro l’Iran, e si oppone agli Stati Uniti che premono per misure più severe. La Russia ha fornito armi a Iran, nonostante le denunce di Stati Uniti e Israele, tuttavia, funzionari russi hanno detto di non aver fornito all’Iran gli S-300, Anatoly Isaikin, capo del Rosoboronexport, il monopolio di stato russo di vendita di armi, citato in un’intervista pubblicata all’inizio di questo mese, ha detto di non aver fornito gli S-300 all’Iran, ma è pronto a farlo se arriva l’ordine dal governo.
La partita diplomatica quindi si gioca tra il programma del nucleare iraniano e la possibile cooperazione Usa-russa in materia di difesa missilistica. La prospettiva è la cooperazione in materia di difesa missilistica, se verificato un mutamento verso il ripristino della fiducia nella natura pacifica del programma nucleare iraniano e naturalmente un atteggiamento diverso dell’amministrazione americana.
La Russia precedentemente era ferocemente contraria ai piani del Presidente George W. Bush che progettava di schierare una batteria di missili intercettori in Polonia e un radar nella Repubblica ceca. Mosca respingeva le tesi degli Stati Uniti quando valutavano tali siti funzionali a contrastare le potenziali minacce missilistiche dall’Iran, dicendo che le strutture minacciavano la sicurezza della Russia.
Ad oggi il Cremlino ha espresso la speranza che l’amministrazione Obama cambi i piani di difesa missilistica e il Presidente americano non ha detto come intende procedere, anche se ha sottolineato che verrà considerato il rapporto costo-efficacia del sistema e che non deve distogliere risorse da altre priorità di sicurezza nazionale.

Vittoria Pirro

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