Eluana, no di Napolitano al decreto

La lettera informale con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha informato oggi Berlusconi e il Consiglio dei Ministri del suo no ad un eventuale decreto era nell’aria già da ieri. La vicenda di Eluana Englaro non è e non può essere materia di governo o di sola maggioranza. Il Presidente Napolitano, infatti, in tutti questi mesi, si è sempre preoccupato di richiamare l’intero Parlamento ad esercitare la sua responsabilità e la sua piena competenza sulla vicenda, che ha aspetti molto delicati e tocca le coscienze degli italiani.

Napolitano ha sempre insistito per una legge. A quanto si apprende da fonti di maggioranza, nella lettera che il presidente della Repubblica ha inviato al governo, Giorgio Napolitano rinnova l’invito affinché il Parlamento faccia rapidamente una legge sul testamento biologico. La soluzione, ha ripetuto da ultimo martedì scorso, deve essere trovata nel pieno rispetto di tutte le sensibilità, con una soluzione condivisa, e attraverso una discussione pacata. C’è da colmare un vuoto legislativo, riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale, sulla condizione e sul trattamento dei malati terminali e sul modo di interpretare e attuare le loro volontà sui trattamenti terapeutici a cui sono sottoposti.

Già nel settembre del 2006, Giorgio Napolitano lo ha detto in maniera chiara, rispondendo a un disperato appello di Piergiorgio Welby, morto fra le polemiche nel mese di febbraio del 2007, affetto da distrofia muscolare, che da trent’anni respirava con l’aiuto di un ventilatore polmonare, ormai completamente paralizzato, comunicava mediante un computer e chiedeva che fosse staccata la spina e che negli ultimi istanti fosse assistito per lenire il dolore.

Giorgio Napolitano, in quell’occasione, rispose a Welby esprimendo comprensione e solidarietà, profonda partecipazione emotiva, e dicendosi ‘toccato e colpito come persona e come presidente’. “I miei poteri – disse il presidente della Repubblica – non mi consentono di andare contro o oltre la legge, la mia responsabilità mi impone invece di ascoltare i problemi che non trovano risposta dal governo, dal Parlamento e da altre autorità. E trovo che il suo appello può rappresentare un’occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più. Mi auguro che un tale confronto ci sia, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”.

Napolitano è rimasto fedele a questo punto di vista che ha avuto modo di ripetere in più occasione, per iscritto ed a voce, incoraggiando più volte il Senato a proseguire e concludere l’esame del progetto di legge sul testamento biologico, bloccato da veti incrociati. In particolare il 30 marzo 2007, incoraggiò i senatori a continuare a cercare una formulazione unitaria, dicendosi certo che si sarebbe avuto “un riscontro positivo nei lavori del Senato’, a fronte di un clima di grande riflessività, un evidente impegno ad avvicinare le posizioni, e soprattutto ad individuare correttamente i problemi”.

Lo stesso costituzionalista Alessandro Pace, presidente dell’Associazione italiana costituzionalisti e ordinario di Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, proprio ieri nel corso di un’intervista ad Econews aveva affermato: “Se un presidente della Repubblica ritiene un decreto incostituzionale, come a me sembra, può non emanarlo. Rientra nei suoi poteri, e ci sono almeno dodici precedenti, in passato. L’unica ragione del ricorso al decreto legge non è la disciplina del fine vita, ma quello di far fronte al caso Eluana, ma se questo è l’obiettivo a mio avviso è incostituzionale, perché il caso Eluana é già stato risolto dalla Cassazione”.

Edgardo Fulgente

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