Prima i lavoratori britannici

Gran Bretagna. Migliaia di lavoratori delle raffinerie di petrolio in tutta la Gran Bretagna hanno attuato una protesta contro l’uso della manodopera straniera, rispecchiando la preoccupazione per l’aumento della disoccupazione per la crisi economica.
Le proteste iniziate da uno sciopero di mercoledì della raffineria di petrolio a Lindey, in Inghilterra nord-orientale, in cui i lavoratori hanno protestato per l’uso di lavoratori italiani e portoghesi in un progetto di costruzione.


Da sottolineare che si tratta di lavoratori di imprese straniere che regolarmente hanno partecipato e vinto degli appalti.
La protesta ha innescato scioperi non ufficiali in altre raffinerie ed impianti del paese a sostegno della richiesta di far lavorare prima i lavoratori britannici.
Aldilà della vicenda in cui si potrebbe facilmente speculare su un razzismo strisciante o un’intolleranza mal nascosta, che potrebbe far riflettere noi italiani in tantissimi casi successi in Italia ultimamente, è da sottolineare lo stato d’indecisione della politica britannica che nella sua nota poca propensione europeista si ritrova una richiesta di protezionismo che sarà difficile gestire, soprattutto per la consapevolezza che in un momento di crisi attuale alzare barriere protezionistiche è l’errore più facile da commettere. Questo lo sa bene il Premier Gordon Brown quando dice che gli scioperi selvaggi contro i lavoratori sono “indifendibili”. Ha ragione il ministro delle attività produttive Peter Mandelson quando dice che il protezionismo potrebbe trasformare la recessione in depressione, sia per lo stravolgimento delle regole, sia per le conseguenti ritorsioni che si propagherebbero nei rapporti tra Paesi.

Vittoria Pirro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *