Francia – Assolti dall’aver ucciso 117 giovani con l’ormone della crescita

I sei medici imputati nel processo per la morte di 117 giovani trattati con l’ormone della crescita sono stati assolti dal tribunale penale di Parigi.
Dopo 18 anni dalla prima morte in seguito allo sviluppo della malattia di Creutzfeldt-Jakob, meglio nota come “morbo della mucca pazza”, i medici e farmacisti che appartenevano all’associazione Hypophysis Francia e all’Istituto Pasteur sono stati “esonerati” dall’accusa di negligenza.
L’estrazione ed il confezionamento degli ormoni dalla ghiandola pituitaria, una ghiandola cranica presa dai cadaveri, essendo alcune di queste ghiandole infette, ha causato la morte di 117 giovani, dopo una lunga e terribile agonia.
Per il procuratore la volontà dell’associazione Hypophysis, che deteneva il monopolio sulla raccolta delle ghiandole pituitarie, di concentrarsi sulle prestazioni a tutti i costi e il ricondizionamento dell’Istituto Pasteur senza le dovute garanzie e sterilizzazioni delle ghiandole pituitarie da cui sono stati estratti gli ormoni è la causa della tragedia.
Nella sentenza, la Corte ha rilevato che le testimonianze degli esperti, testimoni nel processo, non dicono se i medici, biologi e chimici che hanno partecipato allo sviluppo ed alla distribuzione dell’ormone della crescita erano a conoscenza dal 1980 di esporre i pazienti trattati con il farmaco al rischio di contaminazione con il morbo di Creutzfeldt-Jakob.
Questo punto non è chiaro: mentre alcuni esperti parlano di segnalazioni dal 1974, per l’americano premio Nobel Stanley Prusiner, scopritore del prione, l’agente infettivo della malattia, la consapevolezza del pericolo è nel 1985.
Tuttavia il giudice ha riconosciuto la responsabilità civile di alcuni imputati per la raccolta delle ghiandole e li ha condannati a pagare i danni ad alcune vittime.
Grande rabbia tra i famigliari alla fine del dibattimento che hanno definito la decisione “scandalosa” ed attraverso l’associazione delle vittime dell’ormone della crescita (AVHC) si sono detti pronti a ricorrere al ministro della Giustizia Rachida Dati.

Vittoria Pirro

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