Travaglio: Gasparri acuto statista, ovvero il capodanno del capogruppo

Sono giorni convulsi per l’on. Maurizio Gasparri, inopinatamente capogruppo del Pdl. Entusiasta all’idea che forse «rubano anche a sinistra» (a destra è scontato), eccitatissimo dalla prospettiva di poter fare la morale a Di Pietro, l’acuto statista ha annullato tutti gli impegni di fine anno e ha trascorso le sante feste esternando al ritmo di due dichiarazioni al minuto e polverizzando il record del ministro-kiwi Rotondi (nelle fisiologiche pause idrauliche lo rimpiazzava Capezzone, altro maratoneta degno di minzione).


Cotanto accaldarsi va capito: Gasparri è quello che nel’95 voleva Di Pietro leader del Polo al posto di Berlusconi e lo faceva sapere con gli stessi toni orgasmici con cui oggi lo dipinge peggio di Provenzano: «Per noi di An – urlacchiava, pensando di fargli un complimento – Torino è meglio del Duce! ». Ora deve far dimenticare quegli sbracciamenti, e appare in ogni tg per lanciare improbabili «sfide» a Di Pietro e dire che «le dimissioni di suo figlio dimostrano che è colpevole», ma «non bastano» perché «ci vuole ben altro». La garrota, come minimo.
Pare che, vedendolo così agitato all’inseguimento dell’ennesima telecamera, un passante gli abbia domandato: «Scusi Gasparri, ma se Di Pietro jr. deve dimettersi per una raccomandazione, che dovrebbe fare lei che guida un gruppo parlamentare con decine di pregiudicati e imputati, persino per mafia?». Gasparri è entrato in confusione: «Di Pietro è meglio del Duce!». Gli infermieri, che lo tallonano con discrezione, l’hanno subito trasportato a Palazzo Grazìoli, dov’è stato a lungo sedato. Il decorso è regolare.

Questo è quanto Travaglio scrive nella sua odierna rubrica “Zorro” su l’Unità.
Riportarne il testo può aiutare quanti cercano le giuste parole per esprimere un comune sentire, dato che l’iperattività dell’on. Gasparri non è giustamente passata inosservata.

Quinews

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