E’ guerra aperta tra la Procura generale di Catanzaro e la Procura della Repubblica di Salerno

ROMA -E’ guerra aperta, ormai, tra la Procura generale di Catanzaro e la Procura della Repubblica di Salerno per le perquisizioni disposte dai magistrati campani nei confronti dei loro colleghi titolari delle inchieste Why Not e Poseidone condotte in precedenza da Luigi De Magistris. E’ uno scontro di cui si sta occupando anche il Quirinale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto in proposito una lettera del Procuratore Generale della Cassazione Vitaliano Esposito e sta raccogliendo elementi sugli sviluppi dell’ inchiesta. Il Capo dello Stato, che è anche presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha parlato della vicenda con il ministro della Giustizia Angelino Alfano ricevendolo nel pomeriggio al Quirinale. A quanto si è appreso in ambienti parlamentari della maggioranza, Napolitano – riservandosi di acquisire ulteriori elementi di conoscenza – avrebbe manifestato amarezza e preoccupazione, anche per le modalità con cui si è svolta la perquisizione degli uffici giudiziari di Catanzaro.

In serata lo stesso Guardasigilli (al quale ieri si era rivolto, dopo l’avvio delle perquisizioni, il procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, che è uno dei magistrati indagati) ha disposto accertamenti preliminari mobilitando gli ispettori sull’inchiesta condotta dai pm di Salerno “per verificare l’eventuale sussistenza di condotte rilevanti sotto il profilo disciplinare”. Il pg Iannelli, che è uno dei magistrati indagati, parlando con i giornalisti, ha definito, senza mezzi termini, l’iniziativa dei pm salernitani, “un atto scandaloso ed eversivo” riferendosi anche alle perquisizioni che sono state effettate negli uffici della Procura generale e nella Procura della Repubblica del capoluogo calabrese ed al sequestro degli atti in originale delle inchieste Why Not e Poseidone. “Questo ufficio – ha detto ancora Jannelli – è stato vilipeso”.

L’iniziativa dei magistrati di Salerno ha provocato un clima di tensione che si percepiva chiaramente negli uffici della Procura generale e della Procura della Repubblica. Ci sono state una serie di riunioni tra i magistrati nel corso delle quali si é parlato delle reazioni da mettere in atto contro l’iniziativa della Procura di Salerno. Lo stesso Jannelli, insieme ai sostituti Domenico De Lorenzo, Alfredo Garbati e Salvatore Curcio, anche loro indagati, ha sottoscritto un comunicato in cui critica pesantemente l’iniziativa dei magistrati salernitani annunciando “tempestive iniziative idonee al ripristino dei principi di legalità, indipendenza ed autonomia che hanno sempre costituito il patrimonio culturale e morale dell’Ordine giudiziario.

La Procura di Salerno, da tempo tesaurizzando le propalazioni del dott.De Magistris, persevera nell’accreditare una versione processuale alternativa a quella verificata”. I magistrati indagati parlano anche di “alterazione progressiva dei corretti rapporti tra uffici giudiziari e tra questi e gli organi di autogoverno della magistratura per il fatto che sono stati ipotizzati reati a carico di componenti del Consiglio giudiziario perché ha formulato parere contrario alla progressione in carriera di De Magistris”.

Ma il passaggio più significativo del documento è quello in cui i magistrati di Catanzaro sostengono che “é inquietante come, proprio allorquando l’indagine va concretizzandosi conclusivamente con la formulazione di gravi capi d’imputazione, la Procura di Salerno irrompe nell’istruttoria bloccandone, di fatto, la definizione che sconfessa l’ipotesi del complotto”. La conseguenza diretta ed immediata dell’iniziativa dei pm di Salerno, dunque, secondo i magistrati catanzaresi, è il blocco delle inchieste Why Not e Poseidone le cui conclusioni stavano andando verso un ridimensionamento della accuse originariamente formulate da De Magistris. Una condotta che, secondo i pm salernitani, rientrerebbe nel progetto di delegittimazione dell’ex pm di Catanzaro. ( ANSA )

Quinews

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