Ddl sicurezza: Lega Nord – Famiglia Cristiana

«Ddl sicurezza, Bricolo: lo approveremo lo stesso nonostante le opposizioni».
”Prendiamo atto che, grazie all’ostruzionismo portato avanti in fase di discussione generale dall’opposizione (Pd e Idv), il ddl sulla sicurezza non potra’ essere approvato entro questa settimana. Noi lo approveremo comunque, nonostante la loro opposizione, dopo la finanziaria”. Cosi’ il presidente dei senatori della Lega Nord, Federico Bricolo, sulla decisione che il ddl sicurezza terminera’ il suo iter dopo l’approvazione della sessione di bilancio. E’ giusto pero’ evidenziare, rileva il presidente dei senatori della Lega, ”che mentre il paese chiede di contrastare la criminalita’ organizzata e l’immigrazione clandestina, la sinistra preferisce bloccare i lavori parlamentari per rivendicare presidenze di commissione e nuovi posti di segretario d’aula, impedendo al Parlamento di lavorare per dare risposte chiare e concrete ai cittadini”. Bricolo stigmatizza questo comportamento come ”vergognoso” perche’, conclude il capogruppo della Lega, ”dimostra ancora una volta come all’ opposizione stanno piu’ a cuore i posti di potere che gli interessi dei cittadini”. (Lega Nord)
«Un “pacchetto sicurezza” che non è degno di uno stato di diritto»
Dai lavori di questa settimana in Senato potrebbe uscire uno statuto legislativo piuttosto pesante nei confronti non solo degli immigrati – quattro milioni circa di persone, “regolari” o “irregolari”-, ma anche di cittadini italiani che risultano in concreto “diversi” rispetto a una normalità di vita comunemente accettata: i “senza fissa dimora”.
I provvedimenti che fanno parte del “pacchetto sicurezza” preparato dal ministro dell’Interno sono noti: l’istituzione di “ronde” convenzionate con gli enti locali e formate da «associazioni tra cittadini al fine di segnalare alle forze di polizia dello Stato eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana»; il permesso di soggiorno “a punti”, come per le patenti di guida: una volta persi tutti i “punti”, l’immigrato si vedrebbe revocato il permesso e verrebbe espulso; è mantenuto il reato di ingresso clandestino, ma la pena non sarà più di tipo giudiziario (condanna al carcere), bensì una multa fra 5 mila e 10 mila euro; maggiori difficoltà per ricevere assistenza sanitaria e per i ricongiungimenti familiari; la proposta della Lega di interrompere i flussi di immigrazione per due anni, data l’attuale congiuntura in cui aumentano i disoccupati; schedatura di tutti i “senza fissa dimora”, anche italiani.

In queste misure colpiscono due caratteristiche comuni: l’inutilità ai fini a cui sono rivolte e l’estrema difficoltà a metterle in pratica da parte di uno Stato la cui giustizia e la cui burocrazia già faticano a tenere il passo delle normali incombenze. In più, esse scontano le conseguenze di un’esagerata descrizione della realtà, come ha dimostrato il caso suscitato dalla decisione, presa nel giugno scorso da Maroni, sul rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom, contro la quale Famiglia Cristiana fu fra i primi a insorgere e che meritò le giuste critiche in sede europea.
I nomadi di origine rom e sinti erano molti meno di quelli denunciati, e la loro schedatura – soprattutto dei bambini – è stata effettuata con metodi diversi e più tradizionali, d’intesa con la Croce rossa; anche se questa pratica più civile e più umana, decisa d’accordo con il sindaco Alemanno, è costata la destituzione al prefetto di Roma, Carlo Mosca. Per quanto riguarda la schedatura dei “senza fissa dimora”, osserviamo innanzitutto che molti di loro ce l’hanno, anche se non è scritta in nessun registro pubblico: sono le panchine dei giardini in cui passano le notti, rischiando di essere bruciati vivi dai soliti ignoti, come è capitato a uno di loro a Rimini. (Famiglia cristiana)

Vittoria Pirro

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