Bufala o superficialità?

Il termine ‘Bufala’, spiega Wikipedia, “indica un tentativo di ingannare un pubblico presentando deliberatamente per reale qualcosa di falso o artefatto”.

“Al giorno d’oggi – si legge nella diffusissima enciclopedia online – il termine indica quelle notizie (…) contenenti comunicati o richieste di aiuto di contenuto fasullo e ingannevole”. Wikipedia fa poi degli esempi storici: dalla ‘Donazione di Costantino’ (“un falso costruito dalla Chiesa Cattolica medievale, con lo scopo di giustificare il potere temporale del papato agli occhi dei regni occidentali”) alla ‘burla di Fortsas’ (“consistente in un falso catalogo di libri rari messi all’asta nel 1840, di cui furono vittima librai e collezionisti di tutta Europa”); dalla beffa archeologica dell’uomo di ‘Piltdown’ (“che ebbe origine nel 1912 con la scoperta di resti ossei attribuiti a un ominide preistorico”) alla cosiddetta ‘lettera di Zinoviev’ (“falso creato dal servizio segreto britannico allo scopo di aiutare il partito conservatore nelle elezioni del 1924”). Bufale, queste, ben più importanti e che non varrebbe nemmeno la pena scomodare…

Il video di Togliatti con Stalin, presentato come “inedito” dal settimanale ‘L’espresso’ sfugge, infatti, secondo il mio parere, a questa classificazione. E’ altra cosa. Manca l’intenzionalità da parte di chi l’ha diffuso. La volontà è l’anima della ‘Bufala” classicamente intesa.

Ciò che impressiona, però, di tutta la vicenda ‘Video-Togliatti-Espresso’ – per usare un linguaggio da internauti – è la ‘superficialità’ con cui, uno dei più storici, autorevoli e diffusi giornali del nostro Paese (addirittura, secondo alcuni, quinews.it compreso, il ‘re delle inchieste giornalistiche’ italiane) abbia strillato all’evento.

In Italia, comunque la si pensi, il partito comunista è stato un ‘grande’ e ‘glorioso’ partito (il più grande dell’Occidente), ha avuto milioni di iscritti e simpatizzanti, ha calamitato l’attenzione di storici e intellettuali di ogni dove, è stato, insomma, un’organizzazione politica a cui, ancora oggi, tantissime persone guardano con nostalgia e, ‘addirittura’ (qualcuno si scandalizzerà!), con ammirazione. Chissà in quante case di ex ‘compagni’ del Pci fanno bella mostra, si nascondono, o riposano in pace, cimeli, libri, dischi, videocassette, registrazioni filmiche, raccolte fotografiche o quant’altro.

Presentare, dunque, come ‘inedito’ un video di 32 secondi appena, raffigurante Ercoli, alias Palmiro Togliatti, al VII° Congresso dell’Internazionale comunista, che si è svolto a Mosca nel luglio-agosto 1935, è un azzardo. E un azzardo si sa è un rischio.

Superficialità, dunque, oppure fiducia cieca in qualcuno che, magari, anche lui in buona fede, ha pensato di avere in mano qualcosa di inedito. Possibile che nell’archivio de ‘L’espresso’ non ci sia la videocassetta dall’Archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico, messa in vendita, a partire fin dal 1990 e che contiene le immagini di Togliatti che parla, con ‘ripresa cinematografica stretta’, al Comintern del ‘35? (Vhs che anche Bruno Gravagnuolo de ‘l’Unità’ possiede). Possibile mai che nessuno della redazione, nemmeno tra quelli più attempati, abbia chiesto informazioni in giro, a studiosi, intellettuali o giornalisti? E, infine, cosa ancora più bizzarra: possibile mai che nessun giornalista del settimanale sia andato su internet e, visto che si parla di un video, abbia digitato su ‘YouTube’ la parola ‘Togliatti’, seguita da ‘Stalin’ e ‘Congresso’? ‘YouTube’ consente la condivisione di video tra i suoi utenti ed è un formidabile cestino di memoria (‘vengono visualizzati 100milioni di video, con 65mila nuovi filmati aggiunti quotidianamente’), dove si può trovare di tutto, dal filmato più hard o comico al video più impegnato. Bastava farsi un giro sul sito web per eccellenza e la ‘Bufala’ non sarebbe diventato un azzardo e sarebbe stata evitata. Con buona pace dell’autore dell’articolo, de ‘L’espresso’ e anche mia, visto che de ‘L’espresso’ sono da anni affezionato lettore.

Di tutta la vicenda, inoltre, c’è un altro aspetto che va sottolineato. Nel panorama giornalistico odierno è tanto facile strillare all’evento ma è tanto difficile dire la verità. Solo ‘il manifesto’ e ‘il Giornale’, tra gli organi di stampa più diffusi, e l’agenzia di stampa ‘il Velino’ hanno riportato la notizia del falso ‘inedito’ de ‘L’espresso’. Nonostante le informazioni da noi trasmesse a tutti i maggiori quotidiani e a tutte le agenzie di stampa. Troppo scomodo parlar male di uno dei più grandi gruppi editoriali italiani? Troppo piccola la fonte di informazione da cui è partita l’operazione di ‘smascheramento’ dell’inedito? Eppure, la stampa, l’informazione in genere, vive di notizie. Possibile mai che una notizia del genere non interessi nessuno? Quinews.it crede nella buona informazione, ritiene che la corretta informazione sia l’architrave di ogni democrazia. Vuole continuare a crederlo.

Ah, dimenticavo. Bruno Gravagnuolo su ‘l’Unità’ non avrà visto il filmato che Stefano Balestrelli, collaboratore di quinews.it, oltre che militante comunista della prima ora (ma questa è faccenda privata), ha scovato su ‘YouTube’. Il giornalista, nell’occhiello, ma anche all’inizio del suo articolo su ‘l’Unità’, scrive che: “…la novità non esiste, a parte alcuni rapidi fotogrammi in cui compare Stalin”. Gravagnuolo vada per cortesia sul nostro sito (www.quinews.it) e guardi con attenzione il filmato che, con cura e pazienza, un nostro collaboratore, appassionato di internet fino alla nausea, ha montato, alternando parti del video de ‘L’espresso’ e parti di quello rinvenuto su ‘YouTube’. Sembrano un tutt’uno: “…la novità non esiste”. Sarebbe stato, questo, il giusto occhiello. Ma Gravagnuolo non ha colpe: nel suo articolo, nemmeno ci cita. E, forse, fa bene. Dopotutto, chi siamo?

Italo Arcuri

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