C’è il referendum ma il governo già consegna il Dal Molin agli Usa

Domenica prossima si svolge il referendum popolare indetto dal sindaco Pd di Vicenza Achille Variati ma già oggi il commissario di governo Paolo Costa consegna l’aeroporto Tommaso Dal Molin al comandante militare italiano della base, che la metterà a disposizione degli Usa. 

Lo scalo resta del demanio italiano ma l’amministrazione americana potrà procedere con i lavori per l’ampliamento della caserma Ederle – la vecchia pista sarà demolita per essere ricostruita rototraslata – che si concluderanno nel 2012 e che prevede la costruzione di alloggi e servizi per 2 mila soldati, con un investimento da 310 milioni di euro.

La situazione è alquanto complessa. Da una parte c’è la volontà del governo di stringere i tempi e, di conseguenza, di ‘pressare’ l’opinione pubblica sulla inutilità della consultazione. Dall’altra, invece, c’è la volontà di gran parte dei vicentini di destinare l’area del Dal Molin e a usi collettivi.

Lo stesso Paolo Costa, Pd coma Variati, ha dichiarato intanto ‘inutile’ il referendum su cui saranno chiamati a scegliere i vicentini e il cui quesito è il seguente: “‘E’ lei favorevole alla adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l’avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell’area aeroportuale ‘Dal Molin’ – ove e’ prevista la realizzazione di una base militare statunitense – da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l’integrità ambientale del sito?”. Chi vota ‘Si’ è favorevole alla proposta del Comune. Chi vota ‘No’ è contrario.

“Nell’inviare a casa il questionario – ha detto il sindaco Variati – ho voluto spiegare ai miei concittadini come e perché chiediamo loro un parere sulla destinazione del Dal Molin. Nel testo spiego di chi è l’area (dello Stato italiano, e non certo degli americani); illustro cosa vorrebbe fare l’amministrazione (chiedere di acquisirla, per destinarla ad usi collettivi); cerco di chiarire in modo non burocratico cosa significa dire si o dire no alla nostra richiesta di esprimere un parere su questo nostro orientamento. Spiego anche che abbiamo fissato un quorum, cioè un limite minimo di votanti, perché la consultazione abbia valore: la metà più uno dei votanti al primo turno delle più recenti elezioni del consiglio comunale di Vicenza. Potevamo non farlo, ma ci è sembrato onesto ed equilibrato fissare questo limite”.

Cresce intanto la mobilitazione del ‘Comitato per il No’ al Dal Molin. Un sì per dire no è lo slogan scelto dal presidio permanente. In quest’ultima settimana di campagna elettorale sono previste iniziative in tutta la città per spiegare ai cittadini i meccanismi di voto.

Italo Arcuri

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