Situazione appesa a un filo

Mentre all’aeroporto di Fiumicino continua a montare la rabbia e l’agitazione dei lavoratori – ieri sono stati cancellati decine di voli provocando gravi disagi tra i passeggeri e gettando nel caos lo scalo – al Ministero di via Flavia si respira un’aria di rassegnazione. 

 

 

“La situazione è molto difficile”. In cinque parole il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, con delusione, riassume tutte le difficoltà. In nottata, presso la sede del Ministero sono continuati frenetici i contatti, nel tentativo di giungere ad un accordo sulle modalità di ristrutturazione e di rilancio. “Solo la buona volontà – ha confessato all’alba Sacconi – ha impedito la rottura”.

 

In queste ore si stanno svolgendo incontri a Palazzo Chigi, mentre la società Cai ha già fatto sapere che “prende atto, dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative”, aggiungendo che “evidentemente non ci si rende conto della drammatica situazione di Alitalia e della necessità di profonda discontinuità rispetto al passato che il piano di salvataggio richiede”.

 

Come andrà a finire è difficile prevederlo. Al momento, il dialogo è davvero appeso a un filo. In caso di rottura, il governo registrerebbe una grave sconfitta dopo aver sostenuto che il suo piano di rilancio della compagnia di bandiera era l’unico possibile per evitare che Alitalia finisse in mani straniere.

 

Nonostante l’ottimismo mostrato dal premier Silvio Berlusconi – “Gli imprenditori hanno risposto all’appello per senso di orgoglio patriottico: ho parlato con ciascuno di loro ed è forte la spinta per fare qualcosa di importante per il nostro paese” – che ha parlato alla festa dei giovani di An in corso di svolgimento a Roma, e gli ultimatum di Augusto Fantozzi, commissario straordinario Alitalia, che ha parlato, in caso di mancato accordo, di immediata disdetta dei contratti e messa in libertà di tutti i lavoratori, la situazione è complicatissima.

 

I punti più controversi, da quanto si apprende, che stanno sui quattro tavoli della trattativa – tre riguardano i contratti delle categorie di lavoratori (piloti, assistenti di volo, personale di terra), il quarto affronta le questioni degli esuberi e degli ammortizzatori sociali –
sono: la riduzione del 25% degli stipendi, il non rispetto dei contratti nazionali di lavoro per fare fronte all’emergenza, il numero e la ricollocazione degli esuberi, calcolati tra i 7 e i 9mila. Passi in avanti si sono registrati solo sulle tutele previdenziali.

 

In attesa che le trattative riprendano – è da capire solo se per ripartire o per dirsi definitivamente addio – i sindacati rendono noto che gli esuberi previsti sono 5.500, di cui 1.000 riguarderebbero solo i piloti.

 

Fantozzi, per adesso, ha incassato le preghiere del Papa. “Da tempo prego per voi” ha detto Papa Benedetto XVI, incontrandolo all’aeroporto di Fiumicino, dove si è imbarcato per Parigi. Ma le sole preghiere del Papa non basteranno. Per la buona riuscita della trattativa, al governo e ai sindacati, serve davvero altro.

Carmelo Sorbera

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