Georgia – Venti di guerra fredda?
Il conflitto russo-georgiano prende una brutta piega, con prevedibili pesanti ricadute sul piano internazionale. Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha chiesto al ministro della difesa Anatoly Serdyukov di definire, “in seguito alla richiesta dei dirigenti, come organizzare la presenza delle truppe russe e le nostre basi militari” nelle due regioni separatiste. Il leader del Cremlino ha annunciato il dispiegamento di 7.600 uomini e la presenza di basi militari in Ossezia del sud e Abkhazia, al fine di “evitare” ha detto “il ripetersi di nuove aggressioni georgiane”.
“I soldati – secondo il ministro della difesa – staranno dove c’era il nostro contingente di pace, ma in futuro dovremo definire posti concreti in cui sistemarle”. Saranno 3800 a far base a Dzhava e a Tskhinvali, in Ossezia, e altrettanti saranno schierati in Abkhazia. Prima della guerra scoppiata a inizio agosto Mosca aveva mille uomini in Ossezia del sud e 2.500 in Abkhazia.
La notizia ha fatto il giro del mondo e le reazioni, soprattutto dal versante americano, non si sono fatte attendere.
Il vice presidente degli Stati Uniti Dick Cheney, durante una conferenza stampa, al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio italiano Berlusconi a Palazzo Chigi a Roma, ha chiesto ufficialmente l’ingresso della Georgia nella Nato e ha severamente criticato l’annuncio di Medvedev. “La comunità internazionale – ha detto Cheney – deplora l’azione militare russa e condanna il suo tentativo unilaterale e illegittimo di alterare con le armi i confini della Georgia, che sono riconosciuti a livello internazionale e sostiene l’indipendenza e l’integrità territoriale della Georgia”, chiedendo “una risoluzione pacifica tra le parti del conflitto”.
“L’Italia insieme a tutto l’Occidente intende evitare che si ritorni alla guerra fredda”. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel commentare gli ultimi sviluppi della crisi, ha sostenuto di aver ricevuto da Cheney un ringraziamento per gli sforzi fatti dal governo italiano “per evitare che ciò che è successo in Ossezia e in Georgia potesse diventare anziché un incidente isolato una miccia capace di riportare indietro la storia di qualche anno verso il sistema della guerra fredda”.