Economia – Usa e India fanno fallire il Wto

Dopo nove giorni e notti di discussioni e riunioni, a Ginevra, i 153 Paesi
dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) – World Trade Organization – non sono riusciti a trovare un accordo sul punto più importante: il meccanismo di salvaguardia delle importazioni agricole, soprattutto a causa di “divergenze inconciliabili” tra Stati Uniti e India.
La delusione è forte tra i principali membri. Per il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson “si tratta di un passo indietro per il sistema del commercio internazionale, più grande della perdita di opportunità commerciali, un fallimento collettivo, ma le conseguenze non saranno uguali, saranno avvertite in maniera diversa da coloro che sono i più vulnerabili nell’economia mondiale”.
“La rottura dei negoziati è una pessima notizia per le aziende, i lavoratori, gli agricoltori e soprattutto i poveri di tutto il mondo”, ha canto suo affermato il presidente della Camera di commercio americana, Tom Donohue.
Secondo il Primo ministro giapponese, Yasuo Fukuda, invece, il mancato accordo è una cosa “estremamente deplorevole” mentre per il ministro del Commercio australiano, Simon Crean, il fallimento è “particolarmente frustrante, perché un accordo era chiaramente possibile e solo una questione riguardante l’accesso al mercato dei Paesi in via di sviluppo ha provocato il blocco”.
Delusione condivisa dal ministro del Commercio internazionale canadese, Michael Fortie, che ha sottolineato che “la Wto costituisce una tribuna importante per il Canada” e dal Brasile, per il quale l’accordo era importante, perché avrebbe aperto i mercati in tutti i Paesi”.
“Gli Stati Uniti continuano a sostenere il sistema di negoziati multilaterali e la Wto come istituzione”, gli ha fatto eco la rappresentante americana al commercio Susan Schwab, che ha aggiunto “spero che potremo ritrovarci in un quadro di negoziati più ambizioso e che potremo arrivare a una conclusione”.
“Contento del fallimento” il Ministro italiano dell’Agricoltura, Luca Zaia, che, in un’intervista a “La Repubblica”, ha dichiarato: “Il mio mandato era quello di difendere l’agricoltura italiana, il rischio era che vincesse chi voleva un accordo a tutti i costi. Ci siamo comportati in maniera ineccepibile, ma considerandomi un po’ l’amministratore delegato degli agricoltori, non posso che dirmi soddisfatto. Dal 2001, da quando questo round di negoziati è cominciato, la pressione dei paesi emergenti per entrare sul mercato più ricco, quello europeo, era fortissima. Le hanno tentate tutte: ad esempio mettere il riso tra le specie tropicali e abolire ogni dazio. Accettare significava vedere il mercato invaso da riso tailandese e le risaie padane sparire per l’impossibilità di competere”.
Per il futuro, il presidente della Commissione europea, Jose’ Manuel Barroso, in una nota diffusa a Bruxelles per commentare il fallimento del negoziato si dice sicuro che “l’esito negativo delle trattative non mette assolutamente in discussione la necessità di compiere progressi, soprattutto, a vantaggio dei paesi in via di sviluppo”.

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