INTERVISTA AD ANNALISA PELLEGRINO

“Riprendiamoci le nostre vite “là fuori” gradualmente, senza fretta”.“Riprendiamoci le nostre vite “là fuori” gradualmente, senza fretta”.

Come sta vivendo Annalisa Pellegrino questa sospensione temporale?
“Sto vivendo bene questo tempo. Come un dono. Provo a trarne il meglio che posso. Approfitto per stare con la mia famiglia, fare con calma ciò che di solito ho troppo poco tempo di fare. Lavoro da casa, leggo, scrivo, medito. Mi dedico al giardinaggio che amo, e cucino. Uso questo tempo come un tempo che mi è stato donato”.

Cosa annota di questi giorni nel suo diario? Con quali parole forma le sue emozioni?
“In alcuni giorni mi sento molto ispirata. E allora scrivo. Scrivo come mi sento, cosa sento, cosa vivo. Le emozioni sono molteplici. Questo, ad esempio, l’ho scritto pochi giorni fa. È come mi sento ora.
Lasciami stare ancora un po’ qui dentro di me.
Equilibrista di un tempo mio.
A piedi scalzi dentro al mio cuore.
In punta di piedi in una vita piccola.
Questo treno lo perdo.
Perdo tempo.
Trovo me.
Giusto quello che mi serve
per guardarmi ancora un po’ i pensieri fluire,
arrivare ed andare.
Come onde del mare.
Anche il prossimo treno lo lascio andare.
E quello dopo, pure.
Non ho fretta di tornare.
Resto a guardare ancora un po’,
questa vita che si fa amare.
Resto ancora a spettinarmi le idee,
a emozionarmi i pensieri.
A sognare e desiderare.
Fammi restare ancora un po’ in silenzio
ad ascoltare me”.


Da analista della psiche, cosa consiglia a chi, tra dubbi e insicurezze, deve ora progettare la propria ripartenza?
“Ciò che consiglio è di darsi tempo. Non avere fretta di tornare alla vita di prima. Intanto perché non è possibile farlo subito. E poi perché credo che abbiamo bisogno di riprenderci le nostre vite “là fuori” gradualmente, senza fretta. Consiglio poi di cogliere ciò che di buono possiamo imparare, da questo tempo sospeso. Ogni crisi può insegnarci qualcosa, se sappiamo coglierla. Io, ad esempio, vorrò tenermi i tempi più dilatati. La calma. Non vorrò tornare a correre, come facevo prima”.


Cosa ti senti di suggerire a chi dice: “Ho paura per il futuro”?
“Credo che la paura sia del tutto normale. La paura è un’emozione legittima. Va innanzitutto accolta. Di fronte alle molte incognite relative al futuro abbiamo paura. E ci sta. Dopo averla accolta poi, dobbiamo avere il coraggio di affrontare e non lasciarci bloccare dalla paura. La paura è protettiva anche. Serve a proteggerci dall’incoscienza. Quando ci blocca dal vivere, lì nasce il problema grande. La paura va sentita, accolta e superata”.


Quanto è importante l’amore per la vita, soprattutto in momenti come questi, in cui la vita sembra un dondolo, che oscilla tra fiducia e sconforto?
“L’amore per la vita è fondamentale. E va con la gratitudine. Bisogna avere il coraggio di contrapporre alla lamentela la gratitudine. Lamentarsi non serve. Non è di aiuto. Essere grati per ciò che si ha, anche fosse “semplicemente” l’essere vivi, è determinante. È ciò che fa la differenza”.


Parafrasando un suo pensiero, tratto dal libro “Diario di una psicologa”: quali sono le piccole cose di questi nostri tempi che aiutano a star meglio?
“Le piccole cose sono quelle del quotidiano. Il respiro. Che ci ricorda che siamo vivi. Il caffè la mattina, che sa di buono. Saper apprezzare lo stare con i propri affetti, per chi vive in famiglia. O la lettura di un buon libro, per chi vive in solitudine questo tempo. Una telefonata a un amico. A me aiuta molto dedicarmi al giardinaggio, mi riempio gli occhi guardando la natura che esplode. E mi riempio le mani, toccando la terra. Anche impastare, il pane, la pizza. E mettere tutta la propria attenzione in questi gesti. Stare nel presente. Ecco queste sono le piccole cose. Grandissime”.


Tutto questo tempo di distaccamento sociale quali conseguenze provoca sul piano psicologico? C’è, se c’è, una soglia minima di sopportazione oltre la quale non possiamo andare?
“Questo distaccamento sociale ci fa male. Siamo animali sociali, abbiamo bisogno di interagire con altri esseri umani. Fortunato chi vive l’isolamento con gli affetti. Meno chi lo vive in solitudine. Qui ci viene d’aiuto la tecnologia, per cui diventa fondamentale fare una telefonata o una videochiamata con parenti e amici. Quanto possiamo sopportare? Bella domanda! Credo che abbiamo risorse molto più grandi di ciò che crediamo. Ma non sono illimitate. Per cui, ad un certo punto, la cura rischia di diventare più dannosa del virus. Credo che chi prende decisione dovrebbe tenerlo in giusta considerazione. Abbiamo bisogno di incontrarci. L’isolamento protratto a lungo ci danneggia”.


Noi e internet, canale di comunicazione che collega il mondo e che lei usa molto. Come viverlo, come gestirlo e come considerarlo in questo periodo di distanziamento?
“In questo periodo internet può essere un’ottima risorsa se usato come occasione di incontro e scambio sociale. Mentre lo trovo nocivo se diventa mezzo per fare e alimentare polemiche. Io scelgo, ad esempio, di continuare a scrivere sul mio blog per mantenere un collegamento con le persone che mi seguono. Ma mi tengo lontana dal bombardamento di informazioni, che trovo estremamente dannoso. E dalle polemiche inutili…”.


L’equilibrio interiore è la chiave di volta per superare nel miglior modo possibile ciò che stiamo vivendo. Come raggiungerlo? “L’equilibrio interiore è frutto di un lavoro su se stessi, e non si improvvisa. È frutto di un lavoro di consapevolezza. I canali per arrivarci possono essere molteplici: la spiritualità, lo yoga, la meditazione, la preghiera, la scrittura, la musica, la psicoterapia. Ognuno ha la sua strada. È un percorso, anche difficile, spesso faticoso. Certo è che questo tempo sta mettendo a rischio gli equilibri precari. Credo che molte persone avranno bisogno di cercare un nuovo equilibrio. Ognuno sceglierà come trovarlo”.

I bambini. Che fare per tutelarli da tutto il vuoto sociale che li circonda?
“Anche i bambini hanno molte risorse. Loro vivono questo tempo come gli adulti che li circondano. Saranno in grado di viverlo. I bambini guardano gli adulti e li prendono a modello. Io, ad esempio, invito le mie figlie a chiamare le amiche e a fare videochiamate, anche per vedersi. Mi auguro che per la scuola si cerchino soluzioni. I bambini hanno bisogno di riprendere la socialità e di riprendere gli incontri, con insegnanti e compagni”.

ANNALISA PELLEGRINO, PSICOTERAPEUTA, AUTRICE DEL LIBRO “DIARIO DI UNA PSICOLOGA. RIFLESSIONI NELLA STANZA DI TERAPIA” 

Italo Arcuri

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