Gelmini: Appello agli studenti

«…1.500 posti da associato, ogni anno per sei anni, erano meno di quanto si ritenesse necessario per non diminuire il numero dei docenti che, secondo qualunque standard, è il più basso della maggioranza dei Paesi europei.
Tuttavia, questo sembrava un passo avanti e rappresentava una prima crepa nel muro del rifiuto a trattare quantitativamente il tema delle reali opportunità per i capaci e i meritevoli, stabili o precari che fossero, di avere qualche accesso all’università dopo anni e anni di vacche magrissime.
Per questo, il Partito Democratico si era astenuto.
13 ottobre: Ultime su Gelmini e università. Oggi, in Commissione bilancio, il Governo ha dimostrato che sui soldi scherzava. Non ci sono: niente 1.500 posti l’anno per sei anni.
4 novembre: Tremonti, dopo che il Governo è andato sotto su un emendamento di altro argomento, ha rinunciato al percorso previsto che riguardava anche l’università. Non c’è più il milleproroghe, non c’è più il decreto fiscale, ha accettato di mettere nella legge di stabilità, e non nei decreti successivi, stanziamenti importanti fra cui quelli dell’università.
19 novembre: a sorpresa i «finiani» si sono rimangiati tutto; voteranno ciò che un mese fa dicevano inaccettabile. Riforma senza fondi per almeno 1.500 nuovi professori.
19 novembre sera: in due ore i deputati della maggioranza hanno votato con facce impassibili una raffica di emendamenti che annullavano uno per uno gli emendamenti da loro stessi approvati un mese prima.
No a nuovi posti di associato,
no al recupero degli scatti per le fasce stipendiali basse,
no al reintegro della ricostruzione di carriera – particolarmente importante per chi entra tardi in ruolo come capita a quasi tutti in questi anni -,
no al reintegro dei tagli per le borse di studio.
Lunedì si va in Aula. Però l’onorevole Granata ha detto che se martedì non ci saranno i fondi non voteranno a favore, e oggi anche dall’onorevole Di Biagio abbiamo sentito delle richieste impegnative.
I decreti attuativi per i concorsi, che storicamente finora hanno richiesto un anno nel caso migliore che il Governo sopravviva, almeno un anno senza altri concorsi, e quindi è anche inutile parlare di risorse, e nel caso peggiore….
Succederà quello che è successo anche con la Moratti: anni senza regolamento e poi si torna alle vecchie regole.
Tanto vale mantenere quelle previgenti finché non entrano le nuove.
La questione, più drammatica, è che la meritocrazia purtroppo non c’è, perché se ne tratta in un articolo che dà addirittura una delega al Governo e questo richiederà forse più di un anno.
In sintesi se tra poco il Governo cade si bloccherà tutto per un tempo lunghissimo, ma, anche se non cade, ci sarà comunque bisogno di tempo, e quindi sembrerebbe più responsabile almeno aspettare di sapere qual’è il quadro di stabilità prima di avviare una cosa così importante, a prescindere dal merito…». note tratte dall’intervento alla Camera di Giovanni Battista Bachelet.

Quinews

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