L’incidente de ‘La Celsa”

Incidente alla stazione “La Celsa” della linea Roma-Viterbo. Solo feriti lievi: per fortuna, è andata bene. Per coloro che, come chi scrive, quotidianamente, attendono il treno in quella stazione è un giorno di sospiro, perché la fatiscenza della linea Roma-Viterbo oramai non può più essere sopperita dall’abnegazione dei dipendenti, dediti al lavoro, spesse volte, in condizioni al limite della sicurezza.

Per chi non ha mai sentito parlare di questa tratta ferroviaria, possiamo dire sinteticamente che è un servizio gestito dal Comune di Roma, attraverso l’Atac, mentre le stazioni sono di competenza della Regione Lazio; un servizio che si sviluppa su due tipologie: un percorso extraubano che da Roma raggiunge Viterbo dopo più di 2 ore e un altro percorso di circa 35 minuti, che, da Piazzale Flaminio, vicinissimo a Piazza del Popolo e, quindi, nel centro della città, raggiunge la stazione di Montebello, posta qualche chilometro oltre il Grande Raccordo Anulare della Capitale sull’asse Nord della via Flaminia.

L’ottusità e l’incompetenza gestionale di questa tratta ha impedito che diventasse un vero metrò di superficie, forse unica nel suo genere, perché permette, già oggi, di raggiungere dalla periferia di Saxa Rubra, la zona della sede Rai, il centro di Roma in 10 minuti.
L’ottusità nel potenziale di questa tratta è evidente tutti giorni, nel constatare il traffico caotico delle consolari e l’utilizzo parziale di uno snodo di scambio regionale come Saxa Rubra, ma è evidente anche l’inesistente lungimiranza nel predisporre la Stazione di Montebello, raddoppiandola come nodo di scambio tra urbano ed extraurbano, con conseguente sicurezza degli orari di percorrenza, ed aumento di posti di lavoro.

Perché ad oggi le linee dei treni urbani ed extraurbani si sovrappongono essendo due servizi sullo stesso binario, e, quindi, il costante ritardo dei convogli provenienti da Viterbo si ripercuote sui treni urbani, ma ancora, non fermando a tutte le stazioni urbane il treno proveniente da Viterbo ha la precedenza sul percorso ed impedisce la partenza al treno urbano.
Oggi, il treno extraurbano che non ferma mai alla stazione de “la Celsa” ha trovato un treno fermo alla stazione che svolgeva il servizio urbano.
Si parla di porte che non chiudevano come probabile causa del ritardo del treno.
Possiamo dire con tutta tranquillità che la metà dei treni che vengono utilizzati nella tratta urbana hanno problemi di chiusura delle porte.
Possiamo dire con tutta tranquillità che parecchie volte uno dei due conducenti deve uscire dalla cabina di pilotaggio in qualche stazione per sbloccare o bloccare qualche porta del convoglio.
Possiamo dire con tutta tranquillità che la fatiscenza dei treni è scandalosa: non funzionano i finestrini, la pulizia è impraticabile perché i convogli sono talmente mal ridotti che non si posso pulire, l’aria condizionata è un miraggio da società civili, la comunicazione agli utenti è un evento; ciò nonostante i dipendenti riescono a far funzionare il sistema con una puntualità straordinaria.
Se poi valutiamo le stazioni: gli ascensori se presenti, molte volte non funzionano; a “la Celsa” in particolare negli ultimi anni non hanno mai funzionato, sempre a “la Celsa” ci sono voluti 12 mesi per far funzionare l’Illuminazione del parcheggio decentemente, e qui equamente: 6 mesi dell’amministrazione Veltroni e 6 mesi dell’amministrazione Alemanno, sempre a “la Celsa” non esiste una vigilanza, non esiste la possibilità di chiedere soccorso; tutto ciò è oltre ogni confronto con realtà di Paesi in via di sviluppo.
L’ammodernamento attuato negli ultimi anni sulla tratta rasenta “le comiche” se non fosse in un qualche modo legato alla tragedia della Signora Reggiani uccisa in un’altra stazione della stessa tratta: Tor di Quinto; stazione che è stata ristrutturata con i tempi biblici che potevano permettersi i due o tre operai impiegati quotidianamente nella costruzione della nuova stazione, cosa che oggi accade con le altre stazioni in ristrutturazione, bisogna puntualizzare che il tratto di strada dove fu aggredita la Signora Reggiani è uguale ad allora; ma per capire l’attenzione ai lavori svolti, basta arrivare alla stazione di Montebello dove il piano dei binari è collegato con il piano dell’uscita da ascensori non funzionanti e da rampe di scale con le alzate tutte disuguali, ciò rende la risalita un’avventura, ed una scommessa sulla propria integrità fisica.
Ciò nonostante il parcheggio di scambio è utilizzatissimo, a significare l’enorme necessità e bisogno di questa ferrovia per gli abitanti di Roma e dintorni.
Non tutto può essere imputato alla gestione dell’Atac, sappiamo benissimo che le risorse sono sempre poche e spesso mal gestite, ma possiamo annotare la sensibilità della municipalizzata e del Comune di Roma che gestisce questa ferrovia frequentata soprattutto da pendolari, che esonera dal pagamento i bambini fino a 10 anni solo nel suo territorio comunale e concede abbonamenti agevolati agli invalidi solo se residenti a Roma.
Possiamo concludere ripetendoci: oggi è andata bene, perché la tragedia sfiorata diventi solo un triste ricordo sollecitiamo le amministrazioni Comunali e Regionali, finalmente e seriamente nel considerare inderogabile una riqualificazione della Roma Viterbo ristrutturandola come un asse importante di penetrazione nella Capitale di un Paese che si considera tra i primi del pianeta.

Carmelo Sorbera

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