Nucleare, da dove si riparte?

NUCLEARE IN ITALIA. “Da dove ripartirà il nucleare italiano?”. La domanda è posta dal Corriere della Sera, che sull’argomento dedica un articolo molto interessante a firma di Stefano Agnoli. “Qualche nome, tra i manager e gli imprenditori in circolazione alla corte del supervertice Berlusconi- Sarkozy – scrive il Corriere – è già circolato. E seppure a mezza voce, e con tanti ‘forse’ e parecchi ‘vedremo’, uno sembra godere di qualche favore: Montalto di Castro. Certo, bisognerà aspettare che le norme sul riavvio del progetto nucleare nazionale ora in discussione al Senato (e lì impantanate da tempo) divengano legge.

E bisognerà anche che vengano riportati al passo con i tempi e con le tecnologie del giorno d’oggi i criteri per rinnovare la patente di ‘sito nucleare’ alle località papabili. Poi peserà l’atteggiamento della Regione Toscana, e magari persino quello della ‘lobby’ della vicina Capalbio, spiaggia della sinistra. Ma i requisiti ‘tecnici’ di base rimarranno più o meno sempre gli stessi, e Montalto sembra soddisfarli: non è area sismica ed è geologicamente stabile. È lontana da altri impianti industriali ‘invasivi’ e da centri abitati maggiori. Qualità che le località nucleari italiane degli anni Sessanta e Settanta, Trino e Caorso sul Po, Latina e Garigliano al Centro Sud, hanno in parte o del tutto perduto. Montalto, soprattutto, è sulla riva del mare. Cioè ha tutta l’acqua che serve per il raffreddamento e, in un impianto come quello francese (l’Epr’, European pressurized reactor), per la moderazione della reazione atomica.

Quella del sito, per il momento, è però l’ultima tappa del percorso che il vertice romano di Villa Madama ha innescato. Mentre nel ‘foro di dialogo ‘ degli imprenditori alla Farnesina John Elkann insisteva sulla necessità di tenere insieme energie rinnovabili, nucleare e risparmio energetico per centrare gli obiettivi europei del 2020 (e lo scatenato presidente delle Generali, Antoine Bernheim, se la prendeva invece con qualche banchiere italiano come Alessandro Profumo e Gerardo Braggiotti), gli ex monopolisti nazionali Enel e Edf sono andati al sodo, costituendo una società al 50% per realizzare nuove centrali nucleari in tutta Europa, e non solo in Italia”.

Di fatto, malgrado l’accordo ‘politico’ annunciato dai due leader e i proclami sulla possibilità di concluderne altri, Roma ha scelto in toto il modello di Parigi, visto che non solo ne adotterà la tecnologia (l’Epr appunto) ma si è anche impegnata ad adeguare le proprie future regole su controlli, sicurezza e trattamento delle scorie alle norme che sono in vigore oltralpe. L’Enel, poi, non mollerà un centimetro del mercato elettrico italiano, anzi, guadagnerà altre lunghezze. Nelle società che creerà con Edf per costruire i primi quattro reattori previsti, e poi gestire il loro funzionamento e la vendita dell’elettricità prodotta, sarà sempre in maggioranza. E solo chi avra’ i soldi (ogni impianto vale circa 3,5 miliardi di euro) potra’ chiedere di entrare nel giro con qualche fetta di minoranza. Edison, Sorgenia, A2A, anche Eni o i tedeschi di E.On? Si vedra’ di volta in volta. Alla fine, comunque, si tornera’ forzatamente a parlare del sito, o dei siti, per i reattori nucleari.

Quanti ne serviranno? Il sindaco Pdl di Caorso si è detto disponibile, il governatore Pdl del Veneto pure. Ma le maggiori carenze di produzione di elettricità del Paese sono proprio nell’Italia centrale, e anche questa considerazione ‘logica’ fa convergere i sospetti su Montalto. Nella normanna Flamanville, sulla costa della Manica, Edf sta affiancando ai due ‘vecchi’ cupoloni di cemento che contengono i reattori di penultima generazione il ‘nuovo’ Epr (‘è il più grosso cantiere d’Europa’, ha detto con orgoglio Sarkozy). Montalto potrebbe assumere una caratteristica simile, accogliendo due o anche tre reattori dei quattro previsti. Sarebbe la terza riconversione: quando il referendum dell’87 bloccò la costruzione della centrale nucleare (5.000 miliardi di lire ripagati con le bollette degli italiani) si era a buon punto, con l’involucro di cemento completato e parecchie opere meccaniche già avviate. Mancava solo il ‘cuore’ atomico. Lì vicino funziona, ormai a singhiozzo, il ‘mostro’ che ne ha preso il posto e che quando è in attività brucia olio combustibile. Qual è – conclude il Corriere – il prezzo più alto da pagare?”.

Quinews

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