Pasquasia, la ‘miniera’ dei misteri…

Il pentito di mafia Leonardo Messina, detto “Narduzzo”, caposquadra nella miniera di sali potassici di Pasquasia, situata nella provincia di Enna, nel 1992, dichiarò che nelle gallerie vennero stoccati rifiuti radioattivi.

Non è chiaro il perché nel 1992 la miniera chiudeva, con i giacimenti ancora lontani dall’essere esauriti, la cui qualità dello zolfo prodotto era così elevata che le formazioni gessose-solfifere alludono a Pasquasia per antonomasia. L’Italkali, l’azienda gestore, ricopriva la posizione di terza fornitrice mondiale di sali potassici come fatturato, e di prima posizione per qualità nel settore.

Il 1992 (il 23 maggio) è l’anno della morte di Giovanni Falcone; il 30 giugno, Leonardo Messina inizia a deporre dinnanzi a Borsellino, che poi verrà ucciso il 19 luglio, facendo importanti rivelazioni. Da qui, il 17 novembre, parte il blitz delle forze dell’ordine, la cosiddetta “Operazione Leopardo”, con oltre 200 ordini di cattura in tutta Italia.

Le attività illegali della mafia non sono l’unico mistero di Pasquasia. Anche gli esperimenti dell’Enea che, già nel 1984, quando era ancora Ente nazionale per l’energia atomica, aveva avviato uno studio geologico, geochimico e microbiologico sulla formazione argillosa e sulla sua resistenza alle scorie nucleari, attraverso la costruzione di una galleria profonda 50 metri, successivamente sigillata.

Nello stesso periodo funzionari del Sisde, secondo il pentito di mafia, avrebbero contattato l’allora amministrazione comunale per richiedere un’autorizzazione a seppellire a Pasquasia materiale militare. Che tipo di materiale?

Nel 1995 si ipotizza un inaspettato incidente nucleare verificatosi durante una fase sperimentale di laboratorio per verificare la reale consistenza del sottosuolo della miniera su eventuali dispersioni di radiazioni. A testimonianza di ciò esiste un’indagine sanitaria del 1997 che rilevava la presenza del ‘cesio 137’, isotopo prodotto dalla detonazione di armi nucleari o dai reattori delle centrali nucleari, in concentrazioni superiori alla norma.

Ma la difficoltà di accertamento sono notevoli: nella miniera di Pasquasia l’argilla, potente schermo naturale, lo rende difficile se non impossibile.

Nel 1997 la procura di Caltanissetta dispone un’ispezione all’interno della galleria di Pasquasia utilizzata dal’Enea. Fu necessario un lungo lavoro per la messa in sicurezza. All’interno, i magistrati trovarono solo alcune centraline di rilevamento lasciate dall’Ente. Non venne mai chiarito cosa dovessero “misurare”. L’Enea dichiarava di aver prelevato delle argille e di averle studiate in laboratorio.

Un’ipotesi che man mano si andava rafforzando era che Pasquasia fosse un ‘diversivo’, mentre la mafia aveva utilizzato altri giacimenti della provincia, soprattutto di zolfo, abbandonati da decenni, dove depositare clandestinamente scorie e veleni di ogni tipo.

In un’intervista pubblicata nel 2001 l’On. Grimaldi, a suo tempo assessore al territorio e ambiente della regione siciliana, dice: «Quando cercai di entrare a Pasquasia con dei tecnici, con degli esperti del mio assessorato, ebbi grande difficoltà ad accedervi, perché non volevano che entrasse la televisione. Non volevano nel modo più assoluto che si vedessero i pozzi. Quando poi sono riuscito ad entrare all’interno della miniera, la cosa più strana che vidi era che uno di quei pozzi, che loro chiamavano bocche d’aria o sfiatatoi enormi e profondi, dal diametro di più di 15 metri, era stato riempito con materiale che di sicuro era stato trasportato all’interno della miniera per chiudere, per tappare in modo definitivo quella bocca. E non si tratta di materiale buttato dentro casualmente, come può verificarsi in una miniera temporaneamente chiusa, come quando qualcuno che vede una pietra e che la butta dentro. Qui si tratta di TIR carichi di materiale che poi hanno buttato dentro appositamente per seppellire e nascondere un qualcosa».

Uno studio epidemiologico del Dott. Maurizio Cammarata, oncologo all’Ospedale di Enna, effettuato nel 1997 nella provincia di Enna, rivelò un incremento di tumori del 20% nel solo biennio 1995/96, in una provincia priva di industrie e di particolari inquinamenti. Dati che allarmano: 16 persone su 10.000 muoiono di tumore ad Enna, rispetto a 12 persone su 10.000 di Milano.

Negli anni successivi i decessi per tumore sono continuati a crescere, ma un monitoraggio non esiste essendo la Provincia di Enna esclusa dal Registro dei Tumori, il sistema di raccolta dati previsto da un’apposita legge regionale. Dati empirici suggerirebbero anche un’indagine dei decessi da infarti, perché dopo leucemie e tumori, le radiazioni sono dannose anche per il cuore. Uno studio britannico, un’analisi sulle condizioni di salute di 65.000 dipendenti nel settore fra il 1946 e il 2002, condotto dai ricercatori del Westlakes Scientific Consulting (Cumbria) e pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, nel marzo del 2008, sottolinea come il rischio di malattie cardiocircolatorie da nucleare sia addirittura maggiore del pericolo di cancro. Del resto, diverse ricerche hanno evidenziato i decessi prematuri per problemi cardiocircolatori nei sopravvissuti alla bomba atomica sganciata sul Giappone durante la seconda guerra mondiale.

Ma Pasquasia torna di attualità per gli eventi che si susseguono.  Nel 1977 la commissione europea stilava una lista dei siti, in Italia, idonei ad ospitare un deposito di rifiuti radioattivi: Pasquasia è tra questi. Della stessa provincia di Enna, ci sono Regalbuto, Agira, Villapriolo e, all’inizio della confinante provincia di Caltanissetta, Resuttano e poco distante Milena. Nel 2003, al termine di una riunione dei ministri del Governo Berlusconi, emerse l’indicazione che Pasquasia potrebbe essere uno dei 20 siti nazionali individuati dal governo.

Il timore che dal 2010 a Pasquasia finirebbe anche le famigerate HLM di terza generazione, ossia le scorie la cui radioattività decade nel corso di migliaia di anni, viene pubblicato nel dicembre del 2007 dal giornale “l’Ora Siciliana”.

In questi giorni, una serie di incontri tra i tecnici dell’Italkali ed i rappresentanti delle provincie e l’assessore all’industria della Regione siciliana, hanno ventilato la possibilità di una riapertura della miniera e per un rilancio dell’attività estrattiva.

Il 20 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legislativo “Attuazione della direttiva 2006/117/EURATOM relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito”.

Il 24 febbraio il primo ministro Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno firmato a Roma un accordo per la produzione di energia dall’atomo. Se l’Italia si prepara alla produzione dell’energia dall’atomo, avrà il problema dello stoccaggio delle scorie, e Pasquasia, per caratteristiche naturali, diventa un sito importante.

La preoccupazione sui tanti quesiti posti negli anni sulla miniera, ed i suoi misteri, la preoccupazione per la salute della popolazione in una delle aree più deboli del Paese, sia economicamente che rappresentativamente, pone dei livelli di attenzione maggiori. Per esperienza secolare, gli abitanti di quelle terre hanno beneficiato sempre di uno sterminio operato dalla cupidigia e dall’interesse dei potenti.

Carmelo Sorbera

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