Vespa gli dà dell’impunito. Ecco cosa replica Travaglio

Bruno Vespa replica a Marco Travaglio che controreplica a Bruno Vespa. Su l’Unità di qualche giorno fa si è consumato un duello epistolare tra il conduttore di ‘Porta a Porta’, la terza Camera dello Stato, e il noto giornalista. Tutto parte da un articolo di critica al conduttore di Marco Travaglio pubblicato sul quotidiano diretto da Concita De Gregorio il 4 febbraio scorso, dal titolo “Tiene famiglia”.

Ecco il testo integrale dell’articolo oggetto della replica di Vespa: “Avvertenza per gli eventuali telespettatori di “Porta a Porta”: ogni volta che Bruno Vespa si occupa di riforma della giustizia del governo Berlusconi, sta parlando del lavoro della sua signora, la giudice Augusta Iannini, da 8anni alto dirigente del ministero della Giustizia, sopravvissuta a ben tre Guardagingilli: Castelli, Mastella e Angelino Jolie. Quest’ultimo l’ha nominata capo dell’ufficio legislativo di Via Arenula: dunque tutte le leggi sulla giustizia varate o avallate dal governo e dal Pdl passano per le mani della signora Vespa. Il che potrebbe persino spiegare gli amorosi sensi con con cui le presenta il principe consorte, che naturalmente si guarda bene dall’informare i telespettatori del proprio conflitto d’interessi coniugale. L’altra sera il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini illustrava egregiamente i danni devastanti della legge sulle intercettazioni, spiegando che, durante un sequestro di persona, giudici e investigatori dovranno smettere di intercettare i sequestratori allo scadere del 60° giorno, anche se il sequestro dura di più. Dopo qualche attimo di ipossia, derivante dal fatto che i telespettatori rischiavano di cogliere l’assurdità di questa legge criminogena, il conduttore-marito riceveva un provvidenziale pizzino (non osiamo immaginarne l’autore, o l’autrice) e annunciava: “Mi dicono che i limiti alle intercettazioni non valgono per i sequestri”. In realtà valgono eccome, visto che ne sono esclusi solo i reati di mafia e terrorismo. Dunqe l’insetto smentiva una notizia vera con una farlocca. Ma cercate di capirlo: motivi familiari”.

Ecco la replica di Bruno Vespa, pubblicata nella pagina delle lettere de l’Unità: “Caro Direttore, nella sua ormai consueta campagna diffamatoria nei miei confronti, Marco travaglio (l’Unità 4 febbraio) scrive che parlando di intercettazioni con il segretario dell’Associazione magistrati Giuseppe Cascini avrei detto il falso sostenendo che i limiti delle intercettazioni non valgono per i sequestri. In realtà, conversando con Cascini, ho parlato esplicitamente di sequestri di persona per i quali i limiti non valgono e quando siamo entrati in dettaglio ho citato anche l’articolo del codice penale che proprio a questo reato si riferisce. Si può dissentire legittimamente da ogni proposta del governo, ma non serve a nessuno supportarla con informazioni sbagliate. Travaglio ormai vive in un regime di impunità, ma la tradizione del tuo giornale, caro direttore, ne soffre non poco. Cordialità”.

Ecco, infine, la controreplica di Marco Travaglio, pubblicata sempre da l’Unità, sotto la lettera di Vespa: “I limiti alle intercettazioni (termine massimo di 2 mesi e requisito dei “gravi indizi di colpevolezza”) imposti dal testo governativo valgono per tutti i reati, eccettuati quelli di mafia e di terrorismo. Dunque, contrariamente a quel che sostiene Vespa, anche per i sequestri di persona a scopo di estorsione. Dunque l’informazione, diciamo così, “sbagliata”, è quella data da Vespa nel disperato tentativo di smentire quella corretta fornita da Cascini. Quanto all’impunità, purtroppo ne sono totalmente sprovvisto, tant’è che qualche anno fa Vespa e la sua signora mi denunciarono e persero regolarmente la causa. Gli impunibili, grazie alla legge Alfano, sono altri: per esempio il premier editore di Vespa e il presidente della Camera, a cui – come risulta da una celebre telefonata intercettata – Vespa stava “confezionando addosso” una puntata di Porta a Porta su misura”.

Ai lettori farsi un’idea della querelle, per ora solo epistolare…

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