Guantanamo, gli USA torturavano

Mohammed al-Qahtani è stato torturato a Guantanamo dai militari degli Stati Uniti. Catturato in Afganistan e trasportato a Guantanamo nel gennaio del 2002, il suo interrogatorio è avvenuto per più di 50 giorni dal novembre 2002 al gennaio 2003 ed è stato detenuto in isolamento fino al mese di aprile 2003.
“Per 160 giorni il suo unico contatto è stato con chi l’interrogava” questo lo ha detto Susan J. Crawford nell’intervista riportata dal The Washington Post, il giudice in pensione nominato dal Segretario della Difesa Robert M. Gates responsabile per la revisione delle pratiche di Guantanamo e autorità per la convocazione di commissioni militari, è la prima ad affermare pubblicamente che un detenuto è stato torturato “Abbiamo torturato Qatani, il suo trattamento ha incontrato la definizione legale di tortura”.
Per 48 di 54 giorni consecutivi Qahtani ha subito 18, 20 ore di interrogatorio, permanentemente nudo di fronte ad un’agente donna, oggetto di insulti rivolte anche ai suoi familiari, costretto ad indossare intimo femminile, minacciato con un grosso cane, legato con un guinzaglio ad una catena, privato del sonno, nudo e con una prolungata esposizione al freddo, lasciato in una condizione di pericolo di vita è stato ricoverato due volte per bradicardia.
Le dure tecniche erano autorizzate dall’allora Segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld, contestato dalla Crawford anche il modo aggressivo e troppo persistente delle pratiche d’interrogatorio.
Già nel giugno del 2005 alcune pagine dell’interrogatorio Qahtani vennero pubblicate dalla rivista Time e la relazione militare rilasciata lo stesso anno aveva concluso le pratiche”abusive e degradanti”, ma non veniva menzionato il termine “tortura”.
Qahtani a cui venne negato l’ingresso negli Stati Uniti un mese prima dell’11 settembre era presumibilmente un dirottatore, considerato un uomo pericoloso, il suo caso diventa una delle sfide che la futura amministrazione Obama dovrà affrontare nella decisione di chiudere il controverso centro di detenzione di Guantanamo.

Anna Palmisano

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