La tragedia di Verona e le armi

Un uomo di 43 anni ha ucciso a colpi di pistola la moglie, i tre figli maschi di 3, 6 e 9 anni, e poi si è suicidato. La tragedia è avvenuta in una casa di San Felice Extra, alle porte di Verona. Alessandro Mariacci, era un commercialista, la moglie, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, un avvocato.

La tragedia, all’attento osservatore, pone un serio interrogativo (perché Alessandro Mariacci aveva una pistola?) e sollecita un’amara considerazione (nel nostro Paese c’è un’assurda proliferazione di persone armate). Interrogativo e considerazione dovrebbero spingere l’attuale Ministro dell’Interno ad intervenire per mettere ordine all’eccessiva corsa alle armi che si registra nel nostro Paese, soprattutto negli ultimi anni. Una priorità, questa, che s’impone soprattutto dopo episodi come quello verificatosi la scorsa notte a Verona.

Tra i tanti commenti seguiti alla tragedia di Verona, c’è n’è uno che merita di essere approfondito. Ha ragione il segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Marco Letizia, quando, appellandosi direttamente a Maroni, dice: “La tragedia di Verona deve sollecitare l’attenzione del ministro dell’Interno sull’esigenza di dare una svolta concreta sulla politica delle armi fino ad oggi praticata”.

“Purtroppo – ha detto Enzo Marco Letizia – mentre cadono, anche mamme e bambini sotto i colpi di folli armati, sulle esigenze collettive prevale il limite insormontabile dell’interesse economico degli armieri. Non é solo una questione di cambiamenti legislativi ma anche e soprattutto la necessità di riformare o annullare decreti, circolari ed altri provvedimenti che hanno consentito, da un lato, il possesso indiscriminato di armi dall’elevato potenziale offensivo e, dall’altro, la sostanziale inefficacia delle visite mediche, svolte secondo i criteri dell’autocertificazione e della mancanza di qualsiasi effettiva assunzione di responsabilità”.

Come dargli torto? Il Ministro dell’Interno, dati alla mano (sono 10milioni le armi legali in Italia, 800mila le licenze per armi da caccia, 150mila i porto d’armi per uso sportivo, 8mila le licenze di porto d’armi per difesa personale e 15mila le guardie della vigilanza privata in regolare possesso di armi, senza calcolare le armi illegali), farebbe bene ad ascoltare questa voce: occorre un controllo serio e accurato sulla circolazione e sulla detenzione delle armi e, soprattutto, un monitoraggio costante sui suoi possessori (perizie psichiatriche, in primis). Va bene la sicurezza, ma senza esagerazioni…

Italo Arcuri

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