Sicurezza a Roma: il caso “La Celsa”

 

Un dopo anno l’assassinio di Giovanna Reggiani, avvenuto nei pressi della stazione di Tor di Quinto alla fine di Ottobre del 2007, la vicenda giudiziaria ha avuto la prima sentenza di condanna per l’assassino.
La condizione di quel tratto di città che viene percorso dalla ferrovia Roma-Viterbo, con un trasporto quotidiano di 75.000 passeggeri, è stato “ripulito” dalle baracche degli extra comunitari che vivevano in condizioni disumane, ( problema risolto?), sulle stesse rotaie pochi minuti dopo la stazione Tor di Quinto, chiusa pochi giorni dopo l’assassinio per lavori già programmati di ristrutturazione, si incontra la stazione La Celsa.
La stazione La Celsa ubicata tra i quartieri Labaro e Prima porta, appena dopo l’uscita del Grande Raccordo Anulare della statale Flaminia è uno snodo di scambio del traffico che penetra a Roma da nord e dispone di parcheggi per diverse centinaia di auto regolamentare, oltre ad altre centinaia di posti auto non regolamentati.
La Celsa non ha alcuno presidio di controllo, non esiste personale della Società Metropolitana di Roma (Met.Ro spa), la società che gestisce la ferrovia Roma Nord e le metropolitane linea A e B di Roma; non esiste nessun presidio militare dei vari pubblicizzati dal sindaco Alemanno e dal Governo, solamente l’encomiabile routine di qualche auto dei carabinieri che inserisce quel sito nei loro controlli quotidiani.
Quando un viaggiatore per errore scende in questa stazione ha la stessa possibilità di avere qualche informazione di chi si trova da solo nel Sahara, è vero che ai margini dei parcheggi esistono alcune piccole imprese artigianali che chiudono nel primo pomeriggio.
Dalle 17 circa, chiuse le attività artigianali, nella stazione non esiste alcuna possibilità per una qualche richiesta d’aiuto, i parcheggi vengono popolati fugacemente ad ogni arrivo dei treni da commesse, dipendenti, professori, operai che brancolando nel buio e si apprestano frettolosamente a raggiungere la propria auto, in quanto l’illuminazione pubblica per il 95% dell’anno non funziona.
Considerare un territorio solamente perché buio, abbandonato e degradato un possibile luogo di fatti criminosi può essere considerato” falso” allarmismo sociale?
La tragedia di Tor di Quinto dell’Ottobre 2007, e lo stupro dell’Aprile 2008 a “La Storta” non bastano per considerare opportuno un intervento competente del territorio, non su carte o con perlustrazioni aeree, ma con l’indagine conoscitiva concreta dei posti, “La Celsa” è uno, purtroppo non il solo, dei luoghi in cui lo Stato ha una presenza lacunosa.

Carmelo Sorbera

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