Saviano al ‘The Guardian”: “Via dall’Italia il prima possibile”

Roberto Saviano, ha deciso: va via dall’italia. Per il momento, a bloccare la partenza per l’estero dell’autore di ‘Gomorra’ solo “alcuni accorgimenti logistici”. Saviano, infatti, andra’ via dall’Italia “il prima possibile”, probabilmente all’inizio del prossimo anno.

Lo ha detto lo stesso Saviano, in un’intervista al quotidiano britannico ‘Guardian’. “Molti dei problemi delle ultime settimane – ha affermato – sono arrivati da una banda di camorristi che gira per tutta la Campania. E’ un gruppo che ha al suo interno tra le sei e le dieci persone, un’unita’ abbastanza piccola, e che in sei mesi ha causato 18 morti”.

“Tutte le volte che hanno colpito – ha aggiunto – io sono stato portato via dalla Campania, il piu’ lontano possibile”.

Nella lunga intervista telefonica (il giornalista, John Hooper, racconta di come, rispetto all’anno scorso quando si parlarono in un bar, sia ormai impossibile incontrare Saviano, e molto difficile anche solo concordare una telefonata), lo scrittore campano poi ha raccontato particolari della sua vita sotto scorta e di come, a parte i viaggi all’estero per promuovere il libro, trascorra tutto il suo tempo facendo la spola tra commissariati di polizie e aule di tribunale.

“All’inizio pensai di potercela fare, accettai che questo era il mio destino – ha ribadito – ora mi sta facendo impazzire”. Vivere come un “animale”, trasforma le persone in animali, fa diventare “diffidenti” e “invidiosi verso le altre persone libere”. “Quelle che sono state zitte – ha detto – mentre tu hai avuto la forza, o la stupidita’, di parlare”.

Per Roberto Saviano e’ impossibile continuare a lavorare, a scrivere, perche’, con i continui spostamenti e le preoccupazioni, “e’ difficile concentrarsi”. Una volta all’estero, invece, dovrebbe essere al sicuro, anche senza una protezione giorno e notte. “Non ne sono certo”, ha detto, “ma lo spero”. Anche se quando la Camorra ti condanna a morte, la sentenza difficilmente puo’ essere revocata revocata, “ma solo posticipata”.

Edgardo Fulgente

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