L’economia italiana non va

L’economia italiana non va, non gode ottima salute. Nonostante ciò che sostiene Berlusconi (“l’Italia è un paese solido”). L’allarme arriva direttamente da Bruxelles e viene suffragata dal rapporto Istat sui dati sulla crescita economica 2008. L’Italia è bloccata: l’economia crescerà quest’anno solo dello 0,1% e la Commissione europea parla chiaramente di ‘stagnazione’. In pratica ci si avvia a chiudere l’anno con una crescita zero.

La crescita in Italia, inoltre, frena più che negli altri paesi d’Europa e l’Istat rivede al ribasso anche i dati del secondo trimestre dell’anno: se su base congiunturale si conferma una diminuzione dello 0,3%, su base annua si registra un calo dello 0,1% (contro una situazione stazionaria stimata in via preliminare ad agosto). Le famiglie tirano la cinghia, consumano sempre meno. In un anno la spesa per i beni durevoli è, infatti, crollata del 7%.

Il commissario europeo per gli Affari economici Joaquin Almunia avverte “la stagnazione dell’economia riflette principalmente l’evoluzione della domanda interna. Per via dell’impatto della corsa dei prezzi e degli effetti negativi sul potere d’acquisto, i consumi privati sono stati flebili già dal quarto trimestre del 2007″. Secondo Almunia “i governi non devono fare gli errori del passato e devono preservare miglioramenti delle Finanze Pubbliche per non aumentare il peso sulle generazioni future che dovranno già affrontare problemi dell’invecchiamento della popolazione”.

Se l’Italia si conferma fanalino di coda, le altre grandi d’Europa, pur continuando a crescere sopra l’1%, non se la passano di certo meglio. Per Germania, Spagna e Inghilterra è prevista una fase di recessione tecnica – vale a dire due trimestri consecutivi col segno meno – già quest’anno. La Germani dovrebbe chiudere il 2008 all’1,8%, la Spagna (dove fino all’anno scorso la crescita era del 3,8%) all’1,4%, l’Inghilterra all’1,1% e la Francia all’1%.

La Commissione europea ha rivisto le stime dell’inflazione 2008 ulteriormente al rialzo: 3,6% in Eurolandia contro la precedente stima del 3,1%. A preoccupare il guardiano dei conti pubblici europei soprattutto il possibile innescarsi di spirali prezzi-salari che davvero porterebbero l’inflazione fuori controllo.

Dal canto suo, l’Istat scatta una fotografia impietosa sulle difficoltà delle famiglie nell’arrivare a fine mese. La testimonianza, perlatro, arriva dai dati sulla grande distribuzione, che attraverso ipermercati, supermercati e grandi magazzini, vive ogni giorno in presa diretta la crisi dei consumi.

 

 

 

 

 

 

 

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