Alitalia – La ‘sporca’ partita

Su Alitalia si sta giocando una partita ‘sporca’. Certo, l’apparenza, come spesse volte accade, può ingannare ma, al momento, il piano predisposto dal governo ai più attenti osservatori di cose politiche ed economiche, appare davvero troppo poco convincente.

Ciò che non persuade, soprattutto, è la filosofia che lo sorregge. Socializzare le perdite, a danno delle casse dello Stato, e privatizzare i guadagni, a vantaggio di una cordata di “coraggiosi” imprenditori, oltre che una furbata, non degna di un paese liberale, risulta essere un’odiosa e abusata pratica, tutta italiana, applicata spesso e volentieri nella nostra recente storia finanziaria, a svantaggio dell’interesse generale del paese. E con risultati, per giunta, goffi e pessimi anche per la stessa prospettiva di rilancio dell’azienda privatizzata.

In questo caso, aldilà degli insopportabili esuberi ‘umani’ – si parla di circa 7mila lavoratori che rischiano di rimanere inoccupati, con pesanti ricadute sociali – il cosiddetto piano di salvataggio della compagnia appare sbagliato ed eccessivamente gravoso, in termini economici.

In nome dell’italianità, come fa notare lo stesso prestigioso giornale britannico ‘Economist’, per il piano del governo, si vanno ad utilizzare qualcosa come “circa 5miliardi di euro, pari a 125 euro per ciascuno dei 40 milioni di contribuenti italiani” (3miliardi di denaro pubblico già stanziati prima della soluzione prospettata da Berlusconi e altri 2miliardi, cifra più cifra meno, che è il costo dell’operazione Fenice, calcolato dall’Istituto Bruno Leoni). Una cifra enorme, pagata in massima parte dai contribuenti.

Il piano, dunque, è non all’altezza nel metodo e nel merito. In mancanza di altre concrete prospettive – non era del tutto fuori luogo prevedere un forte ritorno dello Stato in un settore così strategico per la nostra economia, ad esempio – qualcuno già rimpiange l’accordo con AirFrance raggiunto dall’allora governo Prodi. Era meno, molto meno, di una vera e propria vendita ma era qualcosa in più di un gioco delle tre carte.

Italo Arcuri

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